Tungsteno

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Tungsteno
Aspetto dell'elemento
Tungsteno allo stato solido.
Dati fisico/chimici
Tantalio ← Tungsteno → Renio
Numero atomico 74
Simbolo W
Temperatura di fusione 3 422 °C
Temperatura di ebollizione 5 555 °C
Anno della scoperta 1868
Scopritore Carl Scheele


Wolfram evaporated crystals and 1cm3 cube

Il tungsteno (chiamato anche volframio o wolframio) è un metallo di transizione, ha numero atomico 74 e come simbolo W. Viene usato per fare i fili che producono luce nelle lampadine.

Origine del nome[modifica | modifica sorgente]

Deriva dallo svedese "tung sten" "pietra pesante", detto anche wolframio.

Storia[modifica | modifica sorgente]

Nel 1781 lo svedese Carl Wilhelm Scheele scoprì il tungsteno in un minerale, la sheelite e nel 1783 il fratelli spagnoli Delhuyar isolarono il metallo puro dalla wolframite nacquero così le due denominazioni tungsteno e wolframio.

Caratteristiche fisiche[modifica | modifica sorgente]

  • Solido
  • Metallo bianco-argenteo
  • Lucente
  • Punto di fusione molto elevato
  • Molto forte, resistente

Caratteristiche chimiche[modifica | modifica sorgente]

Composti del tungsteno[modifica | modifica sorgente]

I principali composti sono il carburo di tungsteno (WC) e l’ossido di tungsteno (WO3)

Usi[modifica | modifica sorgente]

Penna a sfera con punta in tungsteno

Viene utilizzato per:

  • Lampade a incandescenza
  • Sfere delle penne
  • Freccette da gioco
  • Industria aerospaziale
  • Industria bellica (armi, proiettili)
  • Gioielli
  • Impianti a raggi x
  • Parti di motore speciali
  • Apparecchiature scientifiche

Curiosità[modifica | modifica sorgente]

L’area estrattiva principale è la Cina, altri luoghi con miniere attive sono: Russia, Austria, Bolivia, Perù e Portogallo. Per l’ambiente non è particolarmente pericoloso, per l’uomo irrita la pelle, gli occhi e se inalato i polmoni.

Collegamenti esterni[modifica | modifica sorgente]

Wikipedia-logo-v2.svg Tungsteno su it.wikipedia

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

  • "ESPLORANDO gli ELEMENTI – Una guida completa alla tavola periodica" – L’ippocampo Edizioni

Vedi anche[modifica | modifica sorgente]