Real Albergo dei Poveri

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Il Real Albergo dei Poveri un palazzo monumentale di Napoli.

La storia[modifica | modifica sorgente]

Nel 1749 l’architetto Ferdinando Fuga fu chiamato a Napoli da re Carlo lll di Borbone di Napoli, che gli affidò l’incarico di progettare un gigantesco Albergo dei poveri, volto ad accogliere le masse di poveri dell’intero regno. Fuga individuò un luogo adeguato lungo l’importante via Foria. Il progetto del sovrano in una precisa collocazione storica, influenzata dalle teorie dell’illuminismo napoletano, pochi anni prima aveva anche promosso i lavori dell’albergo dei poveri di Palermo. A causa dell’immensità dell’opera i lavori si protrassero a lungo, tanto da non essere stati ancora conclusi alla morte di Fuga nel 1782, proseguendo così sotto la direzione di Mario Gioffredo e Carlo Vanvitelli prima di arrestarsi definitivamente nel 1819. Gioacchino Murat visita l’Albergo dei Poveri. Tra le cause della sospensione, oltre all’ingente cifra necessaria al complemento, vi è da ravvisare un approccio da parte del nuovo re Ferdinando diverso rispetto a quello di suo padre Carlo: si decise pertanto di adottare un nuovo progetto, elaborato dall’architetto Francesco Maresca, che prevedeva un numero limitato di camere, a vantaggio di locali più ampi dove sarebbero state allocate macchine di produzione manifatturiera agli inizi XIX secolo. Quindi, l’istituzione caritatevole aveva lo scopo di fornire ai bisognosi i mezzi di sussistenza e l’insegnamento di un mestiere che li avrebbe potuti rendere autonomi nella loro vita quotidiana. Nel 1838 nell’albergo furono aperte varie scuole, tra cui anche una scuola di musica che formasse per vari anni suonatori provetti alle compagnie militari e dove si avvicendano insegnanti celebri tra i quali Raffaele Caravaglios e importanti amministratori tra cui Rodrigo Nolli.

La ristrutturazione[modifica | modifica sorgente]

"Pensiamo a una grande fabbrica per la promozione dei giovani, della creatività e dell'istruzione superiore, della conoscenza, della lettura, delle attività sia culturali che economiche". Lo ha detto il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi in un incontro tenutosi all'Albergo dei Poveri di Napoli, in piazza Carlo III. L'enorme edificio, costruito nel 1749 e poi abbandonato dopo il terremoto del 1980, è al centro del programma di Napoli con il PNRR, che mette sul tavolo 10 milioni di euro per la costruzione. "Abbiamo già manifestato interesse per attività collettive, creative, laboratoriali, con una significativa partecipazione del quartiere e della comunità napoletana". La piazza e l'Albergo dei Poveri saranno un luogo nuovo della città, un luogo di vita con prospettive, con istituzioni permanenti nell'edificio, vista anche la sua posizione sulla piazza che sarà aperto, non dico 24 ore al giorno, bastano le 16:00. Manfredi ha aggiunto l'idea di adibirlo a spazio museale. Questa intuizione nasce proprio in questi anni: già nel 1995 l'economista romano Alessandro Leon viene incaricato dal Comune di Napoli di realizzare uno studio di fattibilità sulle distinzioni d'uso di Palazzo Fuga con la società Cles srl (Centro studi e ricerche sui problemi del lavoro, dell'economia e dello sviluppo). Il risultato fu un rapporto di 173 pagine pubblicato nel 1996 in cui prese piede la proposta di creare un grande museo antropologico del Mar Mediterraneo. I fondi necessari per l'allestimento, stimati all'epoca in 500 miliardi di lire, secondo l'allora ministro dei Beni culturali Walter Veltroni, sarebbero dovuti provenire dal gioco del Lotto, e i lavori sarebbero durati 10 anni. La proposta non mancava di una certa arguzia storica, in quanto fu lo stesso Carlo di Borbone a legalizzare il Lotto a Napoli nel 1734. Interrogato di recente dal quotidiano napoletano Il Mattino, così ricorda quella vicenda Alessandro Leon, oggi docente all'Università Roma Tre e alla IULM: "Siamo nel 1996, l'Unione Europea così com'é strutturata oggi non era ancora nata, Napoli sembrava destinata a fare da ponte [...]. Si è pensato ad un luogo dove poter lavorare operativamente ai musei di tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Nel 1997 il grande Federico Zeri parlò dell'Albergo dei Poveri con toni accorati nel suo mitico programma “A come Arte”: l'Albergo dei Poveri potrebbe diventare un polo internazionale [...]. Napoli è una città ricca di iniziative: potrebbe esserci anche un Centro della Canzone napoletana all'Albergo dei Poveri, ad esempio a Napoli gli argomenti non mancano”.

Com'era ieri e com'è oggi[modifica | modifica sorgente]

L'Albergo dei Poveri é stato ideato nel 1751 da Ferdinando Fuga e Francesco Maresca, ed è costituito da 5 piani. Il Serraglio era parente stretto di un carcere, aveva le caratteristiche di una fabbrica polifunzionale con rigidi orari, regolamenti e una stringente disciplina in tutti i reparti dove i reclusi lavoravano o fingevano di lavorare nelle loro diverse attività. L'Albergo non era un luogo dove si poteva entrare e uscire quando si voleva: quelli che ci lavoravano non erano lì per loro spontanea volontà ma erano stati arrestati o segnalati.

Il Real Albergo dei Poveri, detto anche "palazzo Fuga", rappresenta al momento il maggior palazzo monumentale di Napoli. Da diversi anni si parla di portarlo in vita e restituirlo ma non è concesso nè visitarlo e neanche di sapere in che condizioni verso al suo interno.

Progetti futuri[modifica | modifica sorgente]

"La prima idea è di fare un intervento in modo da dare vita a questo luogo e alla città. La seconda è avere la serie di attività sia permanente che temporanea che cambino il modo in cui l'edificio entra nella città". Così Ricky Burlett, urbanista inglese e direttore del “Les cities”, un centro globale di ricerca e insegnamento presso la London School of Economics and Political Science, tra cui lavori ci sono anche per quelli per le Olimpiadi 2012, spiega le sue idee sulla ristrutturazione dell'Albergo dei Poveri a Napoli, in partenza con i primi 100 milioni del PNRR. Questo palazzo non è stato goduto finora dai cittadini di Napoli come meritava, questo cambierà. Il lavoro in un edificio progettato del 1749 da Ferdinando Fuga richiede tanta fantasia, perché gli aspetti interni ed esterni in questo palazzo enorme sono incredibili. Ora C’è da lavorare per aprire l'edificio della città, renderlo poroso e permanente. "In Italia” spiega Burlett, “ci sono tanti possibili ostacoli burocratici come in altre parti del mondo. Per portare avanti un progetto di questo tipo ci vuole una visione politica, i fondi del PNRR aiutano, ma vanno spesi in modo intelligente. Immagino tante funzioni di questo edificio enorme. Ci possono essere spazi per giovani e per le famiglie, per stare insieme e parlare. Qui in Piazza Carlo III aprirà anche la stazione della linea 10 della metropolitana, che collegherà questo lungo al resto di Napoli e nei comuni della provincia. Questo monumento ha anche una dimensione internazionale e quindi arriveranno interessi da altre parti d'Italia e dell'estero ma noi per ora portiamo le esperienze napoletane in un edificio che ha una sua rappresentatività nell' immaginario di Napoli. Ora dobbiamo interpretare quello spirito. Ci immaginiamo che ci sia spazio anche per l'intrattenimento e per il cibo, facendo un discorso culturale con aree che consentono di vivere questi spazi all'interno e all'esterno. Il nostro obbiettivo generale sull' Albergo dei Poveri ha concluso la partecipazione significativa del quartiere e della comunità d'interesse per attività collettive, creative, workshop, con fine 2023”. Ci spiega come saranno implementate queste attività il padre Alex Zanotelli che con il comitato “Albergo dei poveri” lavora perché si mantenga la finalità sociale di questo luogo, che già i Borbone erano destinati ai circa 8.000 poveri di Napoli. Allo stesso tempo è in programma la realizzazione di un paio di stanze per dare dignità ai senza dimora, affinché abbiano la possibilità di sedersi a leggere un giornale, guardare la TV e soprattutto avere un box con la propria chiave per riporre le loro cose che non hanno lasciato in giro per la città. Dovrebbero esserci anche altre due sale grandi a loro disposizione per l'emergenza a freddo punto in un'altra aula enorme dell'edificio dovrebbe essere realizzato un progetto co-housing, per chi vuole venire dalla strada e avere la possibilità di cominciare una "nuova vita". Anche questo progetto è stato approvato dalla passata amministrazione.