Amandola

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Amandola

Amandola veduta.jpg
Veduta di Amandola

Nazione
Popolazione
Superficie
Sindaco
Italia
3 700
69,5 km²
Adolfo Marinangeli


Amandola è un comune dell'Italia. La popolazione, secondo il censimento del 2011, è di 3.700 abitanti. Appartiene alla provincia di Fermo e alla regione delle Marche.

Geografia[modifica | modifica sorgente]

È un piccolo centro medioevale situato sulla destra dal torrente Bora e sulla sinistra del fiume Tenna che lo separa dalla zona industriale. Il territorio si incunea triangolarmente tra quello di Montefortino e Sarnano, andando a toccare la cresta del Monti Sibillini a quota 1895 m. di altitudine, per poi aprirsi e abbracciare l'alta valle del Tenna, attraverso un susseguirsi di colline fino a 300 m.l.s.

Il territorio di Amandola appartiene alla catena dei Monti Sibillini, che chiude il suo territorio ad ovest. Verso est invece si apre la valle del Tenna, fino ad arrivare alle sponde del lago di San Ruffino. A nord e a sud mostra un territorio caratterizzato da elevate e boscose colline e valli solcate da numerosi terreni. Il suo territorio è il terzo più vasto della provincia di Fermo, dopo la stessa Fermo e il vicino comune di Montefortino. In esso sono presenti 48 frazioni. L'altitudine delle frazioni varia sensibilmente da San Ruffino (360 m.s.l.m.) fino a salire verso la punta più alta di Garulla Superiore (880 m.s.l.m.).

Le frazioni sono: Bore, Botundoli, Buzzaccheri, Caccianebbia, Campo di Masci, Capovalle, Casa Coletta, Corazza, Casa di Carlo, Casa Innamorati, Casalicchio, Casa Paradisi Inferiore, Casa Paradisi Superiore, Casa Staffinati, Casa Tasso, Cese, Ciaraglia, Colle San Fortunato, Colle Turano, Coriconi, Corvellari, Cucchiaroni, Fossacieca, Francalancia, Garulla Inferiore, Garulla Superiore, Le Piane, Marnacchia, Merli, Moglietta, Paolucci, Paterno, Pucci, Rustici, Salvi, San Cristoforo, San Lorenzo, San Ruffino, Schiti, Scagnoli, Suitullo, Taccarelli, Vena, Verri, Vesciano, Vidoni, Villa Conti, Villa Fiorentina.

Storia e leggenda[modifica | modifica sorgente]

Gregge di pecore presso Foce, Ascoli Piceno

Amandola sorge su un colle, ai piedi dei Monti Sibillini nell'alto corso del fiume Tenna, a 550 mt di altezza s.l.m. Anticamente fu abitato dai Piceni e dai Romani, come testimoniano alcuni resti rinvenuti.

Nel IV secolo venne invaso dai Goti e dai Longobardi e nel VII secolo fu incorporato nel territorio di Spoleto. Nel XII secolo,anche grazie alla chiesa, i feudi di Agello, Marrubbione e Castel Leone si unirono per dar vita al comune di Amandola.

Questa acquisì nuovi feudi e quindi importanza, mantenne la propria autonomia ed emanò i propri statuti. Infatti questo paese è stato istituito come libero comune nell'anno 1249 con l'unione di tre castelli:

  • Castel Leone si erigeva centro della città ed aveva il maggior numero di edifici e di popolazione;
  • Agello si erigeva alla parte est della città dove il terreno era più scosceso;
  • Marrubbione era il colle più piccolo e si estendeva nell'attuale Piazza Risorgimento.

Quando poi nel XIV secolo decaddero i comuni, Amandola passò in feduo a diversi territori. Nei secoli a seguire si distinse per la fiorente industria della lana, dovuta anche ad un prospera agricoltura e pastorizia. Successivamente, nel XIV e XVII secoli, si verificarono frequenti carestie, crisi economiche e politiche e saccheggiamenti che indebolirono il comune che venne ammesso a quello di Ascoli fino all'Unità d'Italia.

Lo stemma di Amandola rappresenta sei colli con sopra la pianta del Mandorlo con i rami disposti a raggiera che si erigeva su di un colle centrale sovrastante agli altri, ammassati a forma di piramide. Non si conosce bene l'origine del nome del paese e non molti sono d'accordo, ma sembra derivare dalla pianta del mandorlo (in dialetto chiamato la mannola), una pianta bellissima rappresentata anche nell'emblema.

Secondo la leggenda mitologica, il nome di Amandola, sarebbe collegato con la trasformazione in mandorlo della bella Fillide, figlia di Licurgo Re di Sparta. Lei era sposata con Demofonte partito per la guerra come compagno di Ulisse. Finita la battaglia, tardò a tornare a casa e la sua sposa, preoccupata e disperata perché le era giunta la falsa notizia che il suo sposo si fosse innamorato di un'altra fanciulla e non sarebbe più tornato, scappò dalla Grecia, attraversò il mar Adriatico e giunse sui Sibillini, nell'antico Castel Leone e si suicidò. Il suo corpo in quel preciso punto si tramutò in un bellissimo e maestoso mandorlo ma senza foglie. Demofonte fece ritorno a casa e, non trovando la donna amata, decise di mettersi in viaggio alla sua ricerca. Giunto anch'egli a Castel Leone apprese la notizia della tragica morte di Fillide e abbracciò il tronco dell'albero del mandorlo che, come per incanto, divenne subito ricco di gemme, anche se fuori stagione.

Il clima è tipico della collina, con inverni non troppo rigidi e precipitazioni nevose solo in particolari zone. Le estati non sono eccessivamente afose. Vista la vicinanza alle montagne fin dall'antichità le principali fonti di sostentamento della popolazione erano date dall'agricoltura (coltivazione di cereali, alberi da frutto, tartuficoltura), dall'artigianato, dal taglio del legname e dall'allevamento di animali da cortile, bovini, suini e ovini. Sono inoltre presenti importanti realtà industriali operanti nei settori dell'alimentazione, dell'arredamento, dell'illuminazione, delle lavorazioni meccaniche e della tecnologia. Il settore terziario è molto sviluppato. Possiamo trovare l'ospedale, la scuola, i comandi stazione dei carabinieri e dei carabinieri forestali, il dipartimento della polizia stradale ed il distaccamento del corpo nazionale dei vigili del fuoco. E' anche sede di uffici locali del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Amandola ha ricevuto la bandiera arancione dal Touring Club italiano per le bellezze storico-culturali del luogo e per il significativo paesaggio che la caratterizzano.

Curiosando nei luoghi di devozione di Amandola[modifica | modifica sorgente]

Le principali chiese e monumenti di Amandola sono:

Espressioni popolari della tradizione[modifica | modifica sorgente]

Nel tempo alcune espressioni simboliche e metaforiche dialettali sono diventate modi di dire o proverbi ancora in uso nel linguaggio parlato quotidiano perché sono utili a spiegare in modo intuitivo e facile concetti anche piuttosto complessi.

Tali espressioni sono significative per capire lo spirito amandolese poiché sono parte integrante della cultura e del modo di pensare di questa zona.

I proverbi ed i modi di dire qui selezionati si riferiscono a stili di vita contadini e popolari, rimasti ancora vivi nell'uso comune poiché esprimono situazioni quotidiane e senza tempo.

Amandolese Italiano
Lu diavulu fa le pigne ma no li coperchi

Chi sputa su la faccia a li cristià fa la morte come li cà...

Chi 'llea nu purcu sulu 'llea grassu, chii 'llea nu fijiu sulu lu 'llea mattu

Chi non magna in compagnia o dè nu latru o dè na spia

Li parenti de comme le scarpe:più è stritti, più fa male

A lu patrò non je fa sapè quann' è bonu lo cascio co le pere

Nun ci sta più surdu de chi non vò sentì

Cò nà fava ce pija du picciù

Lu jurnu dopo la festa: male le zampe, pejo la testa

Li quatrì manna l'acqua pe ne nzu

Quello che non strozza ngrassa

Quanno lu gattu dorme lu sorrege valla

Pe murì e pe pagà c'è sembre tempu

Quanno è troppi galli a cantà non sa fa mai iornu

Che c'hai la coda de paja?

Jende trista mintuata e vista

La paja vicino a lu focu... se ppiccia

Quillo vo la votte pinena e la moje mbriaca

Te se cala le vrache!

Occhiu non vede, core non dole

Jè cascato lo cascio su li maccheru

Non tira lu sassu se non coje

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi

Chi sputa in faccia ai cristiani, muore come i cani

Chi alleva un solo maiale lo alleva grasso, chi alleva un solo figlio lo alleva matto

Chi non mangia in compagnia o è un ladro oppure una spia

I parenti sono come le scarpe: più sono stretti più fanno male

Al padrone non fargli sapere quanto è buono il formaggio con le pere

Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire

Prendere due piccioni con una fava

Il giorno dopo la festa: male alle gambe e peggio alla testa

I soldi mandano l'acqua verso l'alto

Ciò che non strozza ingrassa

Quando il gatto dorme i topi ballano)

Per morire e per pagare c'è sempre tempo

Quando ci sono troppi galli a cantare non si fa mai giorno

Che hai la coda di paglia

Cattiva gente nominata e vista

La paglia vicino al fuoco si incendia

Lui vuole la botte piena e la moglie ubriaca

Ti calano i pantaloni

Occhio non vede, cuore non duole

Gli è caduto il formaggio sui maccheroni

Non tira li sasso se non colpisce nel segno

Dove mangiare[modifica | modifica sorgente]

Il miglior ristorante del luogo è Il tiglio, che recentemente ha vinto una Stella Michelin, gestito da Enrico Mazzaroni.

Un ristorante tipico è Rifugio città di Amandola e, vicino, vi è l'Agriturismo Nonno Luì (più a buon mercato).