Procida

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Posizione di Procida nella sua provincia
Procida e Vivara viste dall'alto
Una parte dell'isola di Procida

Procida è un comune della città metropolitana di Napoli. Il territorio nel suo complesso è formato dall'isola di Procida e dalla più piccola isola di Vivara. Conta complessivamente circa 10.614 abitanti, i quali vengono chiamati procidani.

Geografia[modifica | modifica sorgente]

L'isola di Procida nacque dall'eruzione di almeno quattro vulcani risalenti a migliaia di anni fa. Oggi questi vulcani sono completamente spenti e in gran parte sommersi dalle acque marine. Per la sua composizione ed il modo con cui si è formata assieme al suo isolotto, quest'isola assomiglia tantissimo al territorio napoletano dei Campi Flegrei, al quale appartiene in senso geologico.

L'isola ha una superficie di circa 3,7 km², l'isolotto Vivara invece misura 0,4 km². Procida e Vivara sono isole flegree dell'arcipelago campano, e si collocano nel golfo di Napoli. La collina di Terra Murata, alta 91 metri rappresenta la parte fisicamente più alta dell'isola. Procida dista 3,4 m dalla terraferma: tale spazio si chiama Canale di Procida. L'isola è collegata da un piccolo ponte a Vivara. Gli storici sostengono che un tempo (sicuramente in epoca romana) Procida e Vivara fossero un tutt'uno, grazie ad una stretta falesia (spiaggia rocciosa) che li teneva assieme.

Storia[modifica | modifica sorgente]

Attraverso il ritrovamento di reperti archeologici, gli storici ipotizzano che Procida e Vivara potessero essere abitate a partire dal quattordicesimo o quindicesimo secolo prima di Cristo, forse da coloni della civiltà micenea. Di certo, nel secolo VIII a.C. fu abitato da coloni calcidesi dell'isola di Eubea, e più avanti dagli antichi greci.

Durante l'epoca degli antichi romani, sull'isola si coltivava l'uva ed erano presenti numerosi insediamenti e ville sparse per il territorio. Non vi era un centro abitati: i patrizi romani la utilizzavano esclusivamente per villeggiature.

Nel corso del medioevo, subì le devastazioni delle popolazioni dei vandali e dei goti, prima di passare sotto il controllo della contea di Miseno, tramite il duca bizantino di Napoli. Tra gli anni compresi dal 500 al 900 d.C. l'isola secondo alcuni ritrovamenti presentava almeno un insediamento stabile, cioè qualcuno già viveva sull'isola; tuttavia questo territorio era soprattutto utilizzato come rifugio, per sfuggire alle invasioni dei longobardi sulla terraferma e al saccheggio dei pirati saraceni.

Con la conquista dell'isola da parte dei normanni, il territorio assieme al monte Miseno, che poi divenne monte di Procida divenne dominio feudale: la famiglia salernitana dei Da Procida (che prese il cognome proprio dall'isola) era proprietaria delle terre coltivate sul territorio. I Da Procida controllarono l'isola per oltre due secoli. Il maggiore esponente della famiglia fu Giovanni da Procida, il quale organizzò una famosa rivolta, quella dei vespri siciliani, una guerra che si svolse tra aragonesi siciliani e angioini campani. Giovanni Da Procida, consigliere del re Federico II di Svevia stava dalla parte dei siciliani. Alla morte di Giovanni, il figlio Tommaso Da Procida passò dalla parte degli angioini, sicché l'isola di Procida con Vivara, attorno al 1300 passò infine agli angioini di Napoli.

Nel 1339 l'ultimo discendente dei Da Procida vendette il feudo, assieme all'Isola di Ischia alla famiglia francese Cossa, famiglia fedele alla dinastia D'Angio a quei tempi regnante su Napoli. Il maggior esponente storico dei Cossa fu Baldassare, il quale fu eletto antipapa nel 1410 con il nome di Giovanni XXIII. In quest'epoca l'economia locale dell'isola fu legata sempre all'agricoltura, con qualche lieve e lento accenno di crescita per la pesca.

Nel 1529 l'isola fu confiscata ai Cossa, e concessa alla famiglia dei d'Avalos d'Aquino d'Aragona. In questi anni l'isola fu saccheggiata e devastata di continuo dal pirata Barbarossa e in seguito da Dragut e da altri. Nel 1571 la battaglia di Lepanto garantì migliori condizioni di vita sull'isola, la quale sviluppò in seguito di molto le attività economiche legate al mare.

Intanto, sul finire del diciottesimo secolo la popolazione crebbe consistentemente, giacché risultavano presenti circa 16.000 abitanti tra Procida e Vivara.

Nel 1744 il sovrano borbone Carlo III di Napoli abolì il feudalesimo su Procida e Vivara, i cui popoli nel 1799 aderirono alla Repubblica Napoletana, anche se poco tempo dopo i Borbone si riappropriarono del territorio, e per tale motivo dodici procidani, tra i più in vista dell'isola, furono impiccati. In epoca borbonica, l'isola crebbe dal punto di vista della marineria, alla cui attività fu affiancata quella dei cantieri navali.

Negli anni successivi, la guerra passò molte volte sull'isola, e per tale ragione l'annessione al Regno d'Italia nel 1861 fu giudicata positivamente da parte degli isolani. L'attività dei cantieri navali si chiuse con l'inizio del XX secolo, per via della concorrenza delle grandi industrie del periodo. Nel 1907 inoltre Procida perse il suo territorio sulla terraferma: il Monte di Procida divenne comune autonomo, restando sempre ovviamente all'interno della provincia di Napoli.