Prima rivoluzione industriale

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La Prima rivoluzione industriale avvenne in Inghilterra tra il 1790 e il 1830. Il suo sviluppo fu reso possibile grazie a delle condizioni che caratterizzavano l’Inghilterra in quegli anni: leggi moderne, utensili e materiali agricoli tecnologicamente efficaci e moderni, un vasto settore di agricoltura capitalistica molto produttiva e un’eccellente rete di trasporti.

In particolare, a dare l'avvio a tale processo di trasformazione economica, politica, culturale e sociale fu l'invenzione di James Watt: la macchina a vapore.

I primi tentativi[modifica | modifica sorgente]

Durante la prima rivoluzione industriale si fecero tentativi di innovazioni: per esempio nel 1800 si applicò una forza motrice al telaio di Crompton ma richiedeva un operaio qualificato. Tra il 1825 e il 1830 Richard Roberts costruì una mule automatica che non esigeva un operaio specializzato. Non erano invenzioni sofisticate, ma miglioramenti tecnici che offrivano opportunità di arricchimento. Infatti, nel 1780 la produttività aumentò del 1,4%, all'inizio del 1770 del 2,8% e alla fine del 1770 dell’ 8,5%.

Dopo questi esperimenti si cominciò ad avere il bisogno di un telaio meccanico. Nel 1822 Roberts inventò il telaio meccanico che però fu impiegato nella produzione di un tessuto di bassa qualità.

Le innovazioni tecnologiche[modifica | modifica sorgente]

La macchina a vapore

Nella rivoluzione industriale ci furono delle invenzioni che rinnovarono la tecnologia delle industrie determinando un salto di qualità.

Nel 1764 il tessitore J. Hargreaves costruì una filatrice multipla capace di consentire a un solo operaio di azionare 8 fusi per volta; nel 1768 R. Arkwright mise a punto un telaio meccanico idraulico.

Ma la scoperta più importante di tutte avvenne a opera di J. Watt, che tra il 1765 e il 1781 inventò e perfezionò la macchina a vapore, in cui il vapore veniva inserito con pressione superiore a quella ambiente e quindi fatto condensare portando il cilindro in depressione rispetto all'ambiente esterno, la pressione atmosferica, spingendo sul pistone, consentiva l'estrazione di lavoro dal processo.

Questo ebbe l'effetto di aumentare enormemente la disponibilità di energia, slegandola dal vincolo dell'energia idrica e permettendo, di conseguenza, l'istallazione di fabbriche in qualunque parte.

La fabbrica[modifica | modifica sorgente]

La macchina a vapore costituì il più importante fondamento tecnologico della rivoluzione industriale, in particolare il suo maggiore impiego riguardò la fabbrica, di cui modificò radicalmente l'organizzazione: meno operai, più produttività, ambienti ampi ma talvolta pericolosi, grandi guadagni per il proprietario dell'impresa.

. L'utilizzazione delle macchine per la produzione su vasta scala portò sempre più a concentrare masse di lavoratori in fabbriche, modificando il paesaggio urbano con la nascita dei quartieri operai e l'organizzazione del lavoro, sempre più diviso in operazioni specifiche; allo stesso tempo, i proprietari furono per sempre vincolati alla necessità di ricavare capitali da investire continuamente nella competizione commerciale.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

Voci correlate[modifica | modifica sorgente]