Harry Potter e l'Ordine della Fenice
| Harry Potter e l'Ordine della Fenice | |||
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| Genere Lingua originale Autore Editore Anno di pubblicazione ISBN |
romanzo fantasy inglese J. K. Rowling Bloomsbury 2003 | ||
Harry Potter e L'ordine della Fenice è un romanzo del 2003 della scrittrice britannica J. K. Rowling, il quinto di una serie di sette romanzi che ha come protagonista il mago Harry Potter.
Trama[modifica | modifica sorgente]
Harry torna a casa dei suoi zii babbani dopo aver concluso il quarto anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Qui, mentre sta litigando con il cugino Dudley, viene attaccato da due Dissennatori e costretto a usare l'Incanto Patronus per salvare se stesso e il cugino. Di conseguenza riceve una lettera che lo avvisa di essere stato espulso da Hogwarts per aver usato la magia fuori dalla scuola. A quel punto Harry viene portato al quartier generale dell'Ordine della Fenice, una società segreta creata da Albus Silente per combattere Voldemort, dove si riunisce con i suoi amici Ron e Hermione.
A Grimmauld Place, la sede dell'Ordine della Fenice, Harry apprende che il Ministero della Magia sta negando il ritorno di Voldemort e sta screditando sia lui che Silente, etichettandoli come bugiardi. Prima dell’inizio della scuola viene sottoposto a un processo per aver usato la magia davanti a Dudley, ma viene assolto grazie all'intervento di Silente.
Tornato a Hogwarts Harry scopre che molti dei suoi compagni di scuola stanno seguendo la propaganda del Ministero e lo considerano un bugiardo e un visionario. Inoltre il Ministero nomina Dolores Umbridge, una donna spietata e autoritaria, come nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure con il compito di controllare gli studenti e di screditare l'operato di Silente. Quando Harry dice alla Umbridge che Voldemort è tornato e ha ucciso Cedric Diggory, viene punito e costretto a scrivere con una penna magica “Non devo dire bugie”. La frase, a furia di essere ricopiata, gli si incide sul dorso della mano.
Per contrastare la Umbridge Harry, Ron e Hermione fondano l'Esercito di Silente, una società segreta per insegnare agli studenti la magia difensiva, e scelgono come base operativa la Stanza delle Necessità. Nel frattempo, Harry continua ad avere strane visioni notturne in cui si ritrova ad impersonare Voldemort e scopre di avere una connessione involontaria con la mente del Signore Oscuro. Su ordine di Silente, quindi, inizia a frequentare lezioni di Occlumanzia con il professore Piton per proteggere la sua mente dalle intrusioni di Voldemort. Tuttavia il rapporto fra Harry e Piton diventa teso e Harry viene costretto a interrompere le lezioni.
Alla fine l'Esercito di Silente viene scoperto a causa del tradimento di una delle componenti del gruppo e il preside, per proteggere Harry ed evitare che venga espulso, decide di assumersi ogni responsabilità dell’accaduto, ma riesce a fuggire da Hogwarts. Il Ministero nomina Umbridge come nuovo preside e la strega inizia a punire in modo severo tutti gli oppositori attirandosi l’odio di insegnanti e studenti finché non ha un incidente con i centauri della foresta proibita e viene catturata.
Durante gli esami del quinto anno, Harry ha una visione di Voldemort che tortura il suo padrino Sirius Black nell'Ufficio dei Misteri e, insieme ad alcuni componenti dell’Esercito di Silente, va a salvarlo. Malauguratamente si tratta di una trappola orchestrata da Voldemort stesso per attirare Harry all'Ufficio dei Misteri e recuperare una misteriosa profezia su di lui e il ragazzo. Gli studenti di Hogwarts sono costretti a lottare per la propria sopravvivenza, ma, fortunatamente, vengono salvati dai membri dell'Ordine della Fenice che giungono sul posto. Dopo una battaglia durissima, riescono a respingere i Mangiamorte, tuttavia, durante la lotta, Sirius viene ucciso da Bellatrix Lestrange, la zia di Draco Malfoy, e Harry ne rimane profondamente scosso.
L'epilogo del libro vede il giovane mago tornare alla sua vecchia vita, ancora addolorato per la perdita di Sirius, ma più determinato che mai a sconfiggere Voldemort.
