SLOI

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SLOI (Società Lavorazioni Organiche Inorganiche) è stata un'azienda trentina che produceva miscele antidetonanti per benzine.

Storia[modifica | modifica sorgente]

Foto della fabbrica scattata da Federico (anno 2022)

La Sloi venne costruita  a Trento nel 1939 era allora  l'unica fabbrica in tutta Europa in grado di produrre piombo tetraetile, che veniva aggiunto alla benzina degli aerei da guerra dell’ aviazione.

Il proprietario della fabbrica era Carlo Luigi Randaccio.        

Il regime fascista  decise di far sorgere la fabbrica a Campo Trentino, un quartiere all’epoca  poco distante dalla città di Trento. Nel 1941, quando la fabbrica raggiunse la massima produzione del piombo tetraetile, gli abitanti della zona si accorsero che lì c’era un'alta percentuale di inquinamento, che metteva a rischio la vita delle piante e degli animali.

Nel 1942 il Tribunale di Trento condannò la Sloi a risarcire i contadini. Era la prima volta che un tribunale condannava uno stabilimento.

Al termine della guerra la produzione proseguì per usi civili, sempre fabbricando piombo e miscele antidetonanti per la benzina delle automobili ad uso civile.

Nel luglio del 1953, la SLOI causò il primo incidente ambientale. Le zone di Campo Trentino e di Cristo Re furono invase da una nube di cloro, che intossicò quattro operai. Anche le campagne circostanti furono contaminate dalla nube tossica.

Nel gennaio del 1968 gli operai iniziarono a protestare per le condizioni di lavoro, che erano molto rischiose, lasciando la fabbrica priva di molti lavoratori.                                       Incendio della Sloi 1978 Nel 1970 venne assunto come medico della fabbrica Giuseppe Da Venuto, il quale aveva il compito di monitorare la salute degli operai. Dopo alcuni mesi di osservazione egli scrisse al direttore della fabbrica una lettera nella quale comunicò le gravi condizioni di salute di alcuni operai. La lettera, in seguito venne pubblicata dal quotidiano locale “Il Trentino”.

Foto storica dell'incendio alla Sloi

Nel 1975 Randaccio, il padrone dell'azienda, venne condannato dal tribunale di Trento a 5 anni di reclusione per omicidio colposo.

A Trento la notte del 14 luglio 1978 ci fu un forte temporale. "Il Trentino" Alla Sloi l’acqua era passata attraverso l’apertura di un capannone, dove c’erano 300 fusti di piombo. Per questo motivo il piombo contenuto in un barile mal sigillato, esplose a contatto con l’acqua e con una reazione a catena provocò un incendio.

Gli operai più coraggiosi cercarono di contenere il rogo, ma non ci riuscirono e così le fiamme dilagarono.

Era impossibile domare l’ incendio con l’uso dell’acqua, perché avrebbe solo  causato ulteriori reazioni chimiche. Per spegnere il fuoco furono utilizzati oltre 500 quintali di cemento e polvere.

Dopo che l’ incendio fu spento, in seguito a questo tragico evento, il Sindaco Giorgio Tononi decise, assieme al Governo, di far chiudere  definitivamente la Sloi.

L’ azienda, abbandonata a se stessa, divenne un rifugio per tossicodipendenti e senza tetto, fino a quando nel 2011 non iniziarono i lavori di bonifica con l’ abbattimento degli edifici.

Il problema della bonifica, però, rimane irrisolto perché nel suolo si pensa che siano presenti oltre 180 tonnellate di piombo.

Malattie e cure[modifica | modifica sorgente]

Che cos' è il piombo?[modifica | modifica sorgente]

Il piombo ha origini molto antiche, probabilmente era stato scoperto dagli Egizi nel 5000 a.C.

Questa sostanza ha il potere di assorbire le radiazioni. Attualmente il piombo è usato per fabbricare la polvere da sparo e per produrre la benzina; resta sempre una sostanza molto velenosa per gli esseri viventi.

La SLOI usava il piombo per la produzione di benzina chiamata TEL ovvero piombo tetraetile", l’additivo antidetonante per la benzina.

Quali sono i sintomi di avvelenamento da piombo?[modifica | modifica sorgente]

Le terribili condizioni dei dipendenti che lavoravano alla SLOI permisero facilmente la contaminazione e la diffusione del saturnismo”.

Gli alchimisti associarono questa malattia al pianeta Saturno, da qui deriva il nome “saturnismo”. Blocchi di piombo L’avvelenamento da piombo colpisce soprattutto il cervello e il sistema nervoso. I sintomi possono essere gravi dalla quantità di piombo nel corpo.

Per esempio i bambini possono perdere la lucidità, potrebbero vomitare, avere delle difficoltà a camminare, molta sonnolenza e dolore addominale.

Gli adulti, invece, possono avere cambi di umore e personalità, difficoltà a camminare, sapore metallico in bocca, dolore addominale, vomito e anemia.

Come venivano curati gli avvelenati da piombo?[modifica | modifica sorgente]

medici della Sloi decisero di intervenire contro il saturnismo (avvelenamento da piombo) somministrando un farmaco.

Per le forme di avvelenamento lievi il farmaco viene assunto via bocca e per le forme più gravi viene somministrato in vena con una siringa.

I farmaci danneggiavano altri organi e ai bambini provocavano danni permanenti al cervello e ai reni.

Famiglie degli ammalati[modifica | modifica sorgente]

Le condizioni delle famiglie degli operai ammalati[modifica | modifica sorgente]

Dopo la Seconda guerra mondiale la condizione di vita sociale ed economica del Trentino era difficile, perché c’era molta disoccupazione  e così i ragazzi già a 15 anni andavano  a lavorare per aiutare le loro famiglie. Manicomio di Pergine Nonostante gli operai fossero a conoscenza dei gravi rischi dovuti all'inquinamento da piombo, per non dover emigrare all’estero, accettavano di lavorare alla Sloi.  

I padroni della fabbrica per il guadagno, incuranti dei danni che avrebbe potuto provocare l’avvelenamento da piombo,  non ebbero scrupoli a far lavorare  per mesi e anni uomini, che ammalandosi, sopportarono per il resto della loro vita enormi sofferenze.

Il direttore, nonostante gli operai fossero in condizioni di salute precarie, li obbligava ugualmente a lavorare minacciando il licenziamento e di sostituirli con altri lavoratori che ambivano a quel posto di lavoro.

Una testimonianza molto interessante è quella di un operaio, Pasquale Di Gioia, che venne accompagnato al manicomio di Pergine dalla figlia perché malato di piombo. Un giorno inspiegabilmente, uscì dalla struttura sanitaria, sebbene fosse quasi cieco e si muovesse con difficoltà, si diresse a piedi verso la Mochena, una località vicino Pergine, dove un’auto lo investì e lo uccise, il conducente della macchina fuggì e non fu più ritrovato.

Le persone che entravano nel manicomio non andavano per essere curate ma per finire i propri giorni di vita perché non c’era speranza di guarigione.

I pazienti venivano trattati senza alcun rispetto e  allo stesso tempo vivevano in condizioni disumane e sottomessi   a punizioni corporali e fisiche.

Nei manicomi si trovavano rinchiusi non solo malati di mente, ma anche coloro che erano ai margini della società: barboni, piccoli delinquenti, insufficienti mentali e alcolisti.

Abbigliamento[modifica | modifica sorgente]

Operaio Sloi con maschera e tuta protettiva Gli operai della Sloi avevano l’obbligo di indossare una tuta, dei guanti e una maschera con un  tubo collegato a una bombola di ossigeno da  indossare nel laboratorio dove si produceva piombo tetraetile. In realtà la maschera e la tuta non proteggevano dai pericoli che causava il piombo, infatti i lavoratori erano a conoscenza dei rischi a cui andavano incontro.

A causa del caldo prodotto dai laboratori gli operai si toglievano la maschera e quindi rischiando gravi conseguenze per la propria salute.

Condizioni di vita e leggi[modifica | modifica sorgente]

Condizioni di lavoro[modifica | modifica sorgente]

Carlo Luigi Randaccio, il direttore della Sloi, aveva difficoltà nel controllare e disporre il lavoro correttamente a tutti i trecento operai che erano suddivisi in: lavavetri, tecnici, chimici e altro.

Per questo motivo gli operai della Sloi erano costretti a lavorare in condizioni di rischio per la salute .

All’ interno dei capannoni della fabbrica il calore e i gas già dopo venti minuti rendevano l’aria insopportabile a tal punto che alcuni operai si rifiutavano di lavorare e per tale motivo venivano licenziati.

Nel 1970  il direttore assunse un medico, il quale, visitando gli operai, notò che i disturbi provocati dal piombo erano simili a quelli dell’alcolismo e comprendevano allucinazioni, vomito, per questo motivo molto spesso le persone consideravano gli operai ammalati degli alcolizzati.                                                                                                  

Le leggi di tutela del lavoro degli operai della Sloi[modifica | modifica sorgente]

Trento dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale Negli anni ‘60 gli operai della Sloi non avevano leggi che tutelassero la loro salute, quindi erano senza diritti e costretti a svolgere turni massacranti di 9 ore al  giorno. Per colpa di questi turni, che duravano moltissimo, gli operai non avevano neanche il tempo per scambiarsi un’ idea, una parola o un pensiero.    

Per fortuna negli anni questa cosa è migliorata, infatti oggi i lavoratori delle aziende e delle fabbriche hanno delle leggi che tutelano la loro salute e anche i turni di lavoro sono diventati più accettabili.                                                                            

Condizioni di vita sociale

Dopo la Seconda guerra mondiale la condizione di vita sociale ed economica del Trentino era difficile, perché c’era molta disoccupazione, fame e povertà.                                            I ragazzi già a 15 anni andavano a lavorare nella Sloi per aiutare le loro famiglie. Siti: questotrentino.it /howlumen.it/ dna.trentino.it    

Situazione attuale[modifica | modifica sorgente]

Nella città di Trento, precisamente in via Maccani, troviamo gli edifici dismessi della  SLOI.  Una fabbrica che produceva piombo tetraetile e che fu chiusa nel luglio del 1978 a seguito di un incendio.

Ora la fabbrica è abbandonata e pericolosa a causa delle radiazioni del piombo presenti ancora sotto terra. Torretta Sloi Dal 1993 ad oggi l’ edificio è diventato rifugio dei senza tetto, degli immigrati e  dei clandestini, che per riscaldarsi accendono fuochi al suo interno. Il rischio di incendi spaventa le persone che abitano intorno all'ex fabbrica e che spesso chiedono l’intervento dei vigili del fuoco.

Nel 2005 un’associazione culturale trentina ha riaperto simbolicamente questo luogo  per tre giorni durante i quali ha raccontato al pubblico la storia della SLOI.

Ora la Provincia e il Comune di Trento vorrebbero costruire una ferrovia sotterranea che attraverserebbe i terreni in cui sorgeva la fabbrica, ma questo progetto non è condiviso da tutti i cittadini.

Il Comune ha richiesto alla Rfi ( Rete Ferroviaria Italiana S.p.A.) di prevedere una campagna di sondaggi, così da capire, quale sia effettivamente la situazione per tutelare la salute pubblica e per gestire meglio le future fasi di cantiere. Interno Sloi oggi Ad oggi i cittadini si chiedono quando il lavoro dello scavo inizierà, se ci saranno materiali inquinanti lungo i binari e se saranno fatte analisi nello scavo e nel terreno della ex fabbrica. C’ è l’ipotesi che il Comune o la Provincia di Trento decida  che il materiale di scavo delle due gallerie “bypass ferroviario” venga depositato nell’ ex discarica di Sardagna, con controlli dei conferimenti. Gli abitanti di Sardagna non sono d’ accordo perché i materiali che forse verranno depositati nella ex discarica, pur essendo controllati ed esaminati, contengono radiazioni di piombo. I materiali potrebbero quindi contaminare l’ aria del paesino.

Collegamenti esterni[modifica | modifica sorgente]