Camera dello Scirocco

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La Camera dello Scirocco di Villa Savagnone si trova a Palermo nel quartiere Altarello presso Fondo Micciulla.

Camera dello Scirocco di villa Savagnone.jpg

Descrizione[modifica | modifica sorgente]

Le Camere dello Scirocco erano una particolarità dell’architettura nobiliare della Sicilia, ovvero un luogo in cui trovare riparo e refrigerio nelle ore più calde della giornata, principalmente durante i mesi estivi, quando soffiava il vento africano di Scirocco (dall'arabo Shurhùq). Venivano realizzate in prossimità di attraversamenti di corsi d'acqua naturale o artificiale. Queste strutture, aerate attraverso il funzionamento delle torri del vento e raffrescate dall'acqua dei qanat, si trasformarono nelle Camere dello Scirocco palermitane. La temperatura, pressoché costante durante tutto l'anno, faceva di questi ambienti luoghi ideali per la conservazione di generi alimentari deperibili.

Struttura architettonica della Camera dello Scirocco di Fondo Micciulla[modifica | modifica sorgente]

Dopo aver attraversato un agrumeto, mediante una scala in pietra di billiemi, si accede ad una terrazza, a circa 5 m sotto il livello del suolo, che si affaccia sulla grotta. Attraverso due rampe scavate nella calcarenite si giunge alla base della camera a circa tre metri più in basso. La pianta di forma curva si sviluppa su una superficie di circa 100 metri quadrati ed il perimetro è delineato da sedili scolpiti nella roccia. Lungo le pareti della camera si aprono due varchi che segnano il passaggio dei qanat che contribuivano al raffrescamento dell'ipogeo. Alla base della parete rocciosa si trova un piccolo bacino nel quale convergono acque sotterranee che raggiungono la sorgente dell’Uscibene e quelle di una cascatella proveniente dalle sorgenti del Gabriele che, convogliate all'interno di catusi incassati nella roccia (di cui ancora oggi si possono scorgere le tracce), scendevano dall'alto offrendo refrigerio.

Storia[modifica | modifica sorgente]

Le Camere dello Scirocco si fanno risalire al mondo arabo, in particolare alla vecchia Persia, e comparvero a Palermo e nei paesi limitrofi tra il XVII e il XVIII secolo. Si tratta di strutture ipogee che traggono ispirazione dai Sirdàb, termine derivante dal persiano sard (freddo) e ad (acqua), ambienti semi sotterranei provvisti di fontane, specchi d'acqua o canali che rinfrescavano e umidificavano l'aria. Oggi si conoscono circa 30 esemplari di questi sistemi di raffreddamento, realizzati quando molte famiglie palermitane usavano trasferirsi nelle dimore di campagna per trascorrere i mesi estivi. Della Camera dello Scirocco di Villa Savagnone si hanno notizie risalenti al XV secolo, quando un mercante, Gerardo Battaglia, acquistò il terreno per estrarre blocchi di calcarenite dalla grotta artificiale preesistente, dove vi era la presenza di qanat, alimentati da sorgenti d’acqua. La grotta fu poi abbandonata e probabilmente utilizzata per prendere l’acqua delle sorgenti per scopi di irrigazione e per la fornitura idrica delle ville di Fondo Micciulla. Nei secoli la camera dello scirocco passò in mano ai Gesuiti, giunti a Palermo nel 1549, che la sfruttarono come proprietà agricola. Successivamente, tra il 1600 e il 1698, passò alla congregazione del Sant’Uffizio e nel 1715 ne presero possesso i Baroni Micciulla che la trasformarono in una villa. Nel 1894 fu acquistata dalla famiglia Savagnone e negli anni ‘60 la proprietà risulta appartenere al boss mafioso Filippo Piraino. Nel 1980 il bene venne confiscato dal giudice Giovanni Falcone e nel 1999 fu assegnato all’associazione Agesci che ne ha fatto la base scout Volpe Astuta , adoperandosi attivamente per il recupero e la manutenzione ordinaria.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

  • Tiziana Firrone, Le camere dello scirocco: archetipi bioclimatici della Palermo antica