Utente:Sirius/PU Box3

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Football (soccer ball).svg Storiella calcistica Football (soccer ball).svg
«Era l'estate 2000, Roberto si stava allenando a Caldogno, con il suo preparatore personale. Mi raccontò: "Dribblo il mio preparatore e davanti ho il deserto". Io gli chiesi: "Ti piacerebbe giocare a Brescia?" e lui rispose: "Magari". Dicevano che era rotto. Da anni aveva un ginocchio che lo faceva tribolare, ma si curava. Si presentava agli allenamenti un'ora prima per fare fisioterapia e potenziamento ed era l'ultimo ad abbandonare il campo. Faceva un lavoro mirato, poi si univa al gruppo e le partitelle diventavano poesia. Si metteva al servizio della squadra, ma con un tocco illuminava la scena. Era silenzioso, educato e rispettoso. Non ha mai fatto pesare la sua grandezza. Gestirlo è stata una passeggiata, era puntuale, serio e la domenica mi faceva vincere. C’era un patto con lui. Non mi piaceva che quando si andava in trasferta i tifosi invadevano l'albergo e lui non aveva un attimo di respiro. Un giorno gli dissi: "Quando sei stanco di firmare autografi, ti tocchi la testa e io intervengo". Ma lui non si toccava mai la testa e allora sbottai: "ma non ce l'hai una testa?". Lui mi rispose: "Mister, come posso deludere gente che ha fatto centinaia di chilometri per incontrarmi?". Sono stato un allenatore fortunato: vivere il tramonto della mia professione con lui è stata una grande esperienza. Baggio è stato uno dei più grandi. Ma è stato più grande come uomo. L’uomo supera il giocatore.»
(Carletto Mazzone)


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