Iscrizioni lapidee

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Le iscrizioni lapidee[modifica | modifica sorgente]

La città di Ascoli tra il ‘400 e il ‘500 visse un periodo di grande sviluppo artistico e intellettuale, che si può tutt'oggi percepire passeggiando per le vie del centro storico. Vale sicuramente la pena perdersi nelle rue della città e scoprire curiose scritte antiche incise sul travertino. Si tratta di motti e proverbi in latino con i quali gli ascolani amavano presentarsi e identificarsi apertamente esponendo in maniera esplicita, sull’ingresso della propria casa, il proprio modo di vedere le cose.

Molte di queste scritte riportano detti e proverbi, altre presentano versi biblici, alcune incitano all’azione, altre offrono consigli saggi, molte altre usano l’ironia per dire verità e allo stesso tempo divertire.

Di seguito alcune delle iscrizioni nei portali del centro storico di Ascoli Piceno:

In un’architrave posto in Via Vidacilio possiamo leggere:

«super chenice no sedendum».

Tradotta in italiano, questa scritta significa:

«non sederti sulla chenice»,

ovvero, non adagiarti, non accontentarti della chenice, che era la razione quotidiana di cibo , dunque «non adagiarti sull’ozio». In Via Annibal Caro è presente un portale della prima metá dell’XVI secolo con scritto:

«Non senza fatiga»

Questa frase allude all'esigenza e alla necessità e di fare ogni impresa e ogni gesto quotidiano con impegno e, ahimè, anche con fatica. In via Lunga possiamo invece leggere:

«Chi pó no vó,

chi vó non pó,

chi sá non fá,

chi fá non sá,

et cusí el mundo mal vá»

«Chi puó non vuole,

chi vuole non puó,

chi sa non fa,

chi fa non sa,

e cosí il mondo male va»

Paggese e le sue case parlanti[modifica | modifica sorgente]

Paggese è un borgo a 17 km da Ascoli Piceno, completamente costruito utilizzando il travertino. In molte abitazioni del paese è possibile trovare, sulle cornici delle porte e delle finestre, delle iscrizioni in latino e dei simboli scolpiti, come l’incudine e il martello, che spiegano la professione di artigiano di chi abitava in quella casa.

Tra le tante iscrizioni si nota:

«Stet domus nec donec fluctus formica marinos ebibat et totum testudo per ambulet orbem»

che tradotta dal latino significa:

«Sii salda oh casa, finché la formica non beva tutte le onde del mare e la testuggine non percorra tutta intera la terra».

In questa iscrizione il proprietario ha voluto rivolgere un augurio di eternità alla sua casa.