Granatello

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Il porto Borbonico del Granatello nel 2018

Il Granatello (in napoletano: Ranatiéllo) è il porto borbonico di Portici (NA). Si trova in Corso Garibaldi, 254.

Il nome deriva da una piantagione di alberi di melograno un tempo presente nella zona e distrutta dalla devastante eruzione del Vesuvio del 1631.

Storia[modifica | modifica sorgente]

Josef Rebell - Il porto del Granatello con il Vesuvio sullo sfondo

Le origini[modifica | modifica sorgente]

La storia del Granatello s’incrocia con quella della Reggia di Portici: la bellezza di queste zone, infatti, colpì a tal punto Carlo di Borbone che, essendo appassionato di pesca, decise di costruirvi la sua sede estiva: il famoso Palazzo Reale (1742). Il Re, dopo aver commissionato la realizzazione della reggia, nel 1740 fece costruire un fortino, denominato “Fortino del Granatello”, per impedire gli attacchi esterni dal mare.

La conformazione del litorale aveva uno sviluppo di tre chilometri, con una costa alta e rocciosa di 15 metri intervallata da vaste aree sabbiose.

Anche il successore al trono di Carlo di Borbone, Ferdinando IV, amava quest'area e durante il periodo estivo raggiungeva via mare il palazzo, sbarcando ai piedi della Villa D'Elboeuf tramite un pontile di collegamento.

La problematica costante, però, erano le condizioni del mare che periodicamente danneggiavano la costiera e che richiedevano dispendiosi interventi di restauro e di bonifica.

Nel febbraio del 1774 iniziarono così i lavori per la costruzione del porto presso la "Petriera del Granatello" e il giugno successivo vide la costruzione dei moli ad opera dell'ingegnere S. Carrabba.

Per i lavori, che durarono sei anni e terminarono nel 1780, fu spesa la cifra enorme di 30.000 ducati. Il risultato fu un molo protetto dal lato esterno da una scogliera e dal lato interno da una banchina di oltre 180 metri: si creava così uno specchio d'acqua di 38000 metri quadrati.

Dopo la caduta dei Borbone[modifica | modifica sorgente]

Salvatore Fergola, L'inaugurazione della Ferrovia Napoli-Portici, 1840

Dopo la caduta dei Borbone il Granatello divenne uno scalo commerciale e intorno all’area furono costruiti magazzini e depositi, che incrementarono sempre più l’attività mercantile. Il ruolo e l’importanza del porto passarono decisamente in secondo piano e la zona iniziò ad assumere sempre più l’assetto di un’area industriale.

Nel secolo successivo, a partire dal 1840, il porto cominciò ad essere usato come sbocco marittimo per il trasporto di merci dall’Opificio di Pietrarsa per la nascente tratta ferroviaria Napoli – Portici.

La Seconda Guerra Mondiale[modifica | modifica sorgente]

Il periodo più prospero del Granatello risale alla Seconda Guerra Mondiale e agli anni successivi: divenne infatti porto satellitare di quello di Napoli.

Nel corso del Novecento le attività industriali del Granatello cominciarono progressivamente a morire, mentre l'abusivismo edilizio ne deturpava l'aspetto. La storica Villa d’Elbeouf, abbandonata dalle istituzioni, ne fu particolarmente colpita.

Oggi[modifica | modifica sorgente]

Tra la fine degli anni Novanta del '900 e l’inizio degli anni 2000 diverse opere di bonifica hanno interessato il Granatello, che però rimane un luogo ma non ancora del tutto rivalutato.

Il porto del Granatello

Unica costante del porto è la presenza dei pescherecci, da sempre legati alla storia del Granatello.

Fonti: Comune di Portici; Vesuviolive.it; Grandecampania.it