Chiesa di Sant'Agostino (Torre di Palme)

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Altare maggiore

La Chiesa di Sant’ Agostino si trova a Torre di Palme in provincia di Fermo ed è uno tra gli edifici religiosi più conosciuti nelle Marche. Venne costruita nel 1250 per iniziativa dell’ ordine eremitano, sotto il pontificato di Innocenzo IV, e venne rinnovata nel 1738.Ci sono due ingressi: uno principale a ovest e uno secondario a sud. La facciata, al cui centro si apre un oculo con cornice lavorata, ha una forma a capanna ed è caratterizzata da due portali.

Interni della chiesa[modifica | modifica sorgente]

All'interno della chiesa è presente l’altare maggiore, decorato da un sarcofago longobardo del VII secolo proveniente dalla chiesa ormai distrutta Santa Maria di Loreto a Fermo. Nel braccio destro del transetto c’è la “Cappella della Spina”, chiamata così perché custodisce la Reliquia della Croce di Cristo – la Sacre Spine. La Reliquia, incastonata in una preziosa Stauroteca (reliquiario a forma di croce), è rivestita in argento lavorato a sbalzo e cristalli. E’ opera di un ignoto orafo marchigiano (XV secolo) e secondo la tradizione, apparterrebbe alla corona di Gesù. Sulla parete opposta un’immagine settecentesca della Madonna del Santissimo Rosario e lungo le pareti una Via Matris Dolorosae in legno policromo, un percorso che contempla i sette dolori della Madonna. Nella parete destra si possono osservare le poche tracce rimaste degli affreschi che ornavano l’edificio. Nella nicchia abbiamo una raffigurazione di Sant’Anna che dà alla luce la Vergine Maria mentre a sinistra dell’ altare, la madonna col bambino tra i santi. Al centro del tabernacolo possiamo osservare Cristo risorto tra due angeli di Vincenzo Pagani.

Polittico Vittore Crivelli[modifica | modifica sorgente]

Polittico di Vittore Crivelli

Il polittico di Vittore Crivelli, fino al 1900 e stato attribuito al fratello Carlo Crivelli. Le tempere sulla tavola: vi si può notare il gusto tardo gotico assimilato dall'autore e lo sfarzo di ornamenti, la grande profusione di ori, che risente del contatto con le icone bizantine, conosciute e apprezzate mentre ara rifugiato in Dalmazia ( Zara ), insieme al fratello Carlo e della policromia dei mosaici di tradizione orientale. Questo polittico fu creduto di Carlo dal maggiori (1832), da A. Ricci (1834), dal Cavalcaselle (1871) dal Cantalamessa (1892).Lo rivendicò a Vittore il Rushforth (1900).F. Mason Perkins lo considerò, col polittico Wilstach, una delle sue opere migliori; così anche il Borenius (1912), il Jeiger (1913) e il Dery (1927).Maranesi(1945) ne esaltò "la ricchezza della linea " e da Zampetti (1950) sembrò 2 creato creato in uno stato di grazia...specie il gruppo gentilissimo della Madonna col Bambino, di un gusto tanto raffinato." Ma A. Venturi (1914) aveva notato come " gli originai - di Carlo - si siano impoveriti " e Pallucchini (1950) divide "la dimostrazione dei limiti della personalità di Vittore." La Vergine, assisa su un sedile marmoreo con ai lati due candelieri finemente lavorati poggianti su sfingi, simbolo di accana sapienza, è abbiagliata sontuosamente, con una rossa tunica e un manto damascato e disegni bizzarri come nella tavola di Falerone, cui rinviano anche i suoi lineamenti fini e l'espressione altera. Le mani snelle sono identiche a quelle della Madonna di Budapest, nell' atto di reggere il Bimbo seduto su un cuscino sul suo ginocchio destro, con in mano un fiore d' arancio, i cui tratti sono simili a quelli dell' angelo di destra di Falerone. Di davanti al drappo arabescato pende, come nella tavoletta ungherese, un festone di garofani e su l' architrave del trono sono poggiate un pera e una mela, alludenti rispettivamente all' umanità discendente da Eva e al peccato originale. L'artista indugia con un decorativismo sottile sulle stoffe damascate, sulle mitre, sulle tiare: sul piviale di San Pietro c'è un "minutissimo fregio in cui ad ogni 10 cm, su piccoli tondi a fondo rosso, è ripetuto il mistico Agnello con la Croce a vessillo di san Giovanni Battista. tutte le decorazioni sono in oro ed in basso rilievo"( Gasparri) Sant' Agostino regge il modello della chiesa, di cui è il titolare. Del san Sebastiano esiste una replica di bottega e Lapedona. Nella mano sinistra del san Nicola da Tolentino torna la singolare distorsione che Zeri ha evidenziato nel politico di Mosca; egli regge una testa di Serafino, suo emblema. Molto raffinata è l'immagine della santa Caterina d'Alessandria. Nel tabernacolo aggettante è rappresentato Cristo risorto, in piedi fra due angeli in adorazione, il fiotto di sangue che esce dalla piaga del costato si raccoglie in un calice d'oro, motivo iconografico che il Papetti ricorda essere stato interpretato da Vittore Carpaccio in uno stendardo al Museo Civico di Udine, alludente alla disputa insorta fra i Francescani e i Domenicani circa la venerabilità del sangue di Gesù. Anche nella predella, Vittore si rivela pittore dirigente, pur non raggiungendo la potenza espressiva del fratello, le cui figure tendono ad esorbitare energicamente dai limiti delle formelle. I busti dei santi, variamente atteggiati, sono tutti rivolti verso il pannello centrale, dove Cristo è risorto, con un manto rosso e un vessillo rosso e bianco, è in atto di benedizione, come nel pannello di già Van Diemen. Molto bello era anche l' effetto della cornice gotica, col tabernacolo in aggetto secondo uno schema vivarinesco che Carlo non ha adottato mai e che è scelto frequentemente, invece, da Vittore; il disegno a conchiglia delle lunette, pur se più semplice, e qualche altro particolare decorativo ricordano vagamente quella del polittico del Duomo di Ascoli Piceno, dipinto da Carlo nel 1473. Il polittico fu composto e trafugato la notte dell' 11 febbraio 1972:rimasero soltanto la tavola centrale e i due pannelli raffigurati san Giovanni Battista e san Pietro. Il 13 marzo le tavole furono recuperate tranne le quattro formelle di sinistra della predella ,che era stata tagliata in tre parti; il più danneggiato fu lo scomparto del Cristo risorto della pietà aggettante, che si spezzò in quattro sezioni, poiché era tarlato. L'opera e stata restaurata nel 1972 da Martino e Anna Oberto.

Facciata della chiesa

Note[modifica | modifica sorgente]

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

  • Stefano Papetti, Vittore Crivelli, Federico Mosta editore, Milano, 1997. Mons. Armando Muccichini Torre Di Palme - giugno 2003

Sitografia[modifica | modifica sorgente]

Voci correlate[modifica | modifica sorgente]