Utente:Eleonora.trentini/Sandbox

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Durante il periodo precedente dell'inizio della guerra in Valle di Ledro si notavano divisioni tra la popolazione, sia di tipo economico che socio-culturali, però non cosi nette come si presentavano a Storo. Alcuni borghesi come i Cis erano simpatizzanti alle idea di unirsi all'Italia, mentre la maggiorparte della popolazione e i contadini erano contrari. L'arrivo delle truppe Austriache sembrava come un avvento fatalistico, un turbamento che turba il normale andamento della vita nella valle. I primi scontri arrivano quando le truppe richiedono alloggio nella canonica di Pieve, richiedono animali da macello, limitazione dei transiti e fieno e paglia per gli animali. Il decano protesta subito per il fatto di far alloggiare una parte delle truppe austriache nella chiesetta di S.Giuseppe, il riferimento al decano di Pieve torna opportuno per dimostrare come in Valle di Ledro le le posizioni del clero non si distinguono granchè da quelle esaminate nella zona di Storo. Il titolare del decano di Pieve, Don Nascimbeni, si presenta come "un nuovo Don Abbondio" perchè molto pauroso infatti all'allontanamento delle truppe austriache scrive al re, nelle sue parole si nota un aperto sconforto, che è forse da mettere in relazione con il disagio che ha vissuto l'intera popolazione davanti ad un evento non voluto. "Mi trovo con il cuore cosi stretto da tante disgrazie e da tali miserie, che appena posso impugnare la penna per rivolgermi a Vostra Altezza Revrendissima. La chiesetta di S.Giuseppe qui a Pieve veniva convertita in caserma, poi in magazzino militare. Epperò abbisogna di essere a suo tempo riconcigliata. La Chiesa Epositurale di Locca venne pure convertita in caserma, e dormitorio militare; si ruppe il sepolcro delle Reliquie dell'Altare Maggiore, e si giunse a tale empietà da adoperare il Battistero per vaso da camera(...)". Ecco dunque l'esempio della capacità di adattamento alla situazione che via via si va imponendo; prima una chiara posizione filo-austriaca; poi una passiva accettazzione dei fatti, infine un ritorno alle primitiva posizioni, con un senso d liberazione derivato anchee dalla negativa impressione lasciata dai nuovi venuti.