Ramesse II
Ramesse II | |||
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Nome Cognome Sesso Luogo di nascita Data di nascita Luogo di morte Data di morte Attività |
Ramses II M Antico Egitto 1290 a.C. Antico Egitto 1212 a.C. terzo faraone della XIX dinastia |
Ramesse II, o più semplicemente Ramses II, è stato un grande faraone, terzo della XIX dinastia.
Vita[modifica | modifica sorgente]
Ramses II nacque intorno al 1290 a.C. e regnò più di sessanta anni (1279-1212 a.C.): in questo periodo, l’Egitto dovette affrontare attacchi esterni e si scontrò con gli Hittiti nella battaglia di Quadesh (1274 a.C.). Ramses II sposò una principessa hittita per suggellare la pace tra egiziani e hittiti a seguito della battaglia. Durante il suo regno, la cultura letteraria e artistica egiziana ebbero una straordinaria fioritura: splendidi templi e monumenti funerari furono costruiti nella regione del Delta del Nilo e in Nubia.[1]
La battaglia di Quadesh[modifica | modifica sorgente]
Nel 1284 a.C. a Quadesh, una città della Siria, ebbe luogo la battaglia tra il Faraone Ramses II e Mawatalli, sovrano degli Hittiti: quest’ultimo puntava a sottrarre all’Egitto i territori siriani conquistati. Lo scontro fu cruento e, sebbene gli egiziani avessero scritto nei loro documenti di aver vinto la battaglia, in realtà non vi furono né vinti né vincitori. Alla fine si arrivò ad un compromesso, definito “Pace Eterna”; a suggello dell’accordo, Ramses II sposò la figlia del re Hittita [2].
I Monumenti di Ramses II[modifica | modifica sorgente]
Tra i monumenti più famosi attribuiti al Faraone Ramses II, il Tempio Maggiore ad Abu Simbel è considerato il più importante e il più bello. Sulla facciata, alta 33 m e larga 38, spiccano 4 statue interamente scolpite nella roccia. Una di esse rimase senza testa, che crollò subito dopo la costruzione a causa di un terremoto. Ai lati delle statue c'è Hapy, dio del Nilo, che lega i fiori di loto, simbolo dell’Alto Egitto, con fiori di papiro simbolo del Basso Egitto, per dimostrare l‘ unione del paese. Va ricordato che una statua del faraone è custodita ed esposta al pubblico presso il Museo Egizio di Torino.
Note[modifica | modifica sorgente]