Gioconda

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La Gioconda

La Gioconda o Mona Lisa nei paesi anglofoni, è una pittura di Leonardo da Vinci, conservata al Museo del Louvre. La singolarità del suo sorriso e la qualità della tecnica utilizzata la fa considerare come un capolavoro.

Ammirata da più di 20.000 visitatori al giorno, è senz'altro il dipinto più conosciuto al mondo.

Storia[modifica | modifica sorgente]

Leonardo Da Vinci commincia a dipingere la pittura in 1503 e finisce di pitturarla 4 anni dopo. È il ritratto di Lisa Gherardini, moglie del ricco mercante fiorentino Francesco del Giocondo. L'opera non lascerà mai l'artisto. A la sua morte, lo lascio a Salaï o forse fu comprato prima da Francesco I per 4 000 fiorini.

Analisi[modifica | modifica sorgente]

La pittura riprende lo sfumato inventato da Leonardo da Vinci, che tende a sfocare i contorni e le linee. Quest'impressione è il risultato della superposizione di varie strati di pittura. È rappresentata da tre quarti, guardando sempre lo spettatore.

Leonardo da Vinci è stato molto legato al Lago di Como. La Gioconda, i cui contorni ricalcano il promontorio di Bellagio sul Lago di Como visto dall'alto, fa intravedere sullo sfondo il ponte di Azzone Visconti nel 1300, con le sue arcate, e le montagne di Lecco sul lago di Como come il Monte Barro e il corso dell’Adda che diventa lago di Garlate, mentre a sinistra si trova il San Martino. L’acconciatura della Gioconda è una “sperada”, la tipica raggiera legata all’iconografia di Lucia Mondella. Pascal Cotte, lo studioso al quale è stato concesso l’onore di analizzare il quadro di Leonardo con una particolare camera fotografica, ha evidenziato attorno al capo della Monna Lisa dodici spilloni tipici delle donne di Lierna sul Lago di Como, dove Leonardo da Vinci soggiornava per studiare le sue montagne e il Fiumelatte presente nel suo Codice Atlantico, e tradizione dei territori circostanti.

Anche il dipinto di Leonardo da Vinci, "La Vergine delle Rocce", conservata al Louvre, è amientata nella grotta di Lecco a Laorca. Nel dipinto di vedono gli spuntoni della val Calolden, il Sasso Cavallo e il Sasso Carbonari. Non si tratta di elementi casuali, ma di riferimenti cercati, per tracciare una mappa storica degli Sforza di Milano. Leonardo realizzò anche la mappa di Lecco, Una pianta della città prima della costruzione delle mura cinquecentesche progettate da Leonardo da Vinci, in cui si vedono chiaramente le fortificazioni trecentesche, l’arco del lungolago, il corso di uno dei torrenti che attraversa la città con quattro mulini e una torre, ora inglobata nelle mura. Nei codici di Windsor, si rintracciano disegni di creste nevose che appartengono al paesaggio lecchese. Elenchiamo, fra tutti, il massiccio centrale delle Grigne, visto dai Monti di Brianza da lui percorsi. Il profilo frastagliato del Due Mani e del Resegone ritratti dal lago di Oggiono e da Garlate. L’uragano in una valle fra i monti che tra le nuvole basse, radunate fra il Moregallo e il S. Martino, squassa di venti la conca di Lecco.