Kuomintang

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Kuomintang
Emblem of the Kuomintang.svg
Presidente Wu Den-yih
Stato Flag of the Republic of China.svg Taiwan
Abbreviazione KMT
Fondazione 1912
Ideologie Nazionalismo
Tre Principi del Popolo
Conservatorismo
Anticomunismo
Collocazione centro-destra
Coalizione Coalizione pan-azzurra
Affiliazione internazionale Unione democratica internazionale
Seggi Yuan legislativo
35 / 113
Iscritti 1 090 000
Sede Taipei
Sito web


Il Kuomintang (KMT) è un partito politico taiwanese. Il partito è stato fondato nel 1912 nella Cina continentale dove ha governato fino al 1949, quando il governo si ritirò su Taiwan.

Storia[modifica | modifica sorgente]

Nella Cina continentale[modifica | modifica sorgente]

Chiang Kai-shek e Sun Yat-sen negli anni venti

Storicamente il KMT venne fondato da Song Jiaoren e Sun Yat-sen subito dopo la rivoluzione Xinhai del 1911, che rovesciò la dinastia Qing e impose in Cina la repubblica. Alla base c'erano i cosiddetti "Tre Principi del Popolo": "Indipendenza nazionale" (espulsione degli aggressori stranieri), "Potere del popolo" (cioè democrazia) e "Benessere del popolo" (riforma agraria). Dopo la morte di Sun Yat-sen nel 1925, la guida del partito fu presa da Wang Jingwei, leader della sinistra, e da Hu Hanmin, leader della destra, ma il personaggio più potente era diventato Chiang Kai-shek, braccio destro di Sun. Grazie alla sua superiorità militare, il KMT si attestò nella zona di Canton, appoggiato dai signori della guerra del Guangxi.[1]

Il 5 giugno 1926, Chiang Kai-shek fu nominato comandante in capo dell'Esercito rivoluzionario nazionale dal governo nazionalista e divenne il leader del KMT il 6 luglio 1926. Tre giorni dopo annunciò la spedizione del nord per sconfiggere i rivali di Pechino e unificare il Paese.

Nel corso del conflitto nacque la frattura tra la sinistra e la destra del partito dopo che nel gennaio del 1927 il leader della sinistra Wang Jingwei, con l'aiuto dei sovietici, conquistò Wuhan e annunciò che il governo nazionale veniva spostato in quella città. Chiang Kai-shek guidò le proprie truppe ad occupare Nanchino in marzo, interruppe la spedizione e concentrò le sue forze nella lotta contro Wang e i suoi alleati del Partito Comunista Cinese (PCC). Ordinò l'espulsione del PCC e dei consiglieri militari sovietici e, il 12 aprile, inviò le truppe nazionaliste a compiere il massacro di Shanghai.

Nel 1928, il governo nazionalista chiese alle potenze occidentali che venissero rinegoziati i trattati ineguali firmati con gli imperatori Qing.[2]

L'aggressione alla Cina dell'Impero giapponese, che avrebbe portato nel 1937 allo scoppio della seconda guerra sino-giapponese, ebbe inizio nel 1931 quando i giapponesi architettarono l'incidente di Mukden e occuparono la Manciuria. Il PCC cinese si era nel frattempo riorganizzato e Chiang decise che per essere in grado di fronteggiare i giapponesi era prima necessario risolvere il problema dei comunisti, e diede inizio a una nuova campagna di sterminio nel 1934. Il PCC dovette lasciare i presidi nella Cina meridionale e centrale e rifugiarsi sulle montagne con la grande ritirata conosciuta come la Lunga Marcia. I metodi con cui il KMT combatté i comunisti furono simili a quelli adottati dai fascisti per sopprimere le opposizioni, ma con un'efficienza molto più scadente.

La resistenza contro i giapponesi di nazionalisti e comunisti continuò durante la II guerra mondiale, terminando nel 1945 con la sconfitta dei Giapponesi da parte degli Alleati. Seguì una guerra civile che si concluse nel 1949 con il trionfo del Partito Comunista Cinese, che costrinse alla fuga a Formosa Chiang e i nazionalisti del KMT.

A Taiwan[modifica | modifica sorgente]

A Taiwan il KMT controllò il governo dell'isola-stato sotto un monopartitismo guidato da Chiang Kai-shek, finché le riforme intervenute dalla fine degli anni settanta agli anni novanta allentarono la sua presa sul potere. Alla morte del generalissimo, nel 1975, al governo andò per un triennio il vice Yen Chia-jin, mentre divenne presidente del Kuomitang il figlio del leader, Chiang Ching-kuo, che nel 1978 unì le due cariche. Alla sua morte nel gennaio 1988 ci fu uno scontro all'interno del partito tra il vice presidente della repubblica Lee Teng-hui, e la fazione guidata dal generale Hau Pei-tsun. Al congresso di luglio fu eletto un comitato centrale con 31 membri, 16 dei quali erano nativi taiwanesi, che sostennero Lee Teng-hui, che restò così anche al vertice del partito fino al 2000. Nel 1996 alle prime elezioni dirette del presidente della repubblica, Lee Teng-hui fu eletto con il 54% dei voti, ma del 2000 il partito per la prima volta, a causa di una spaccatura tra due candidati, fu sconfitto a favore del candidato indipendentista del Partito Progressista Democratico (DPP), nonostante questo avesse ottenuto solo il 39% dei voti.

È il partito politico più antico di Taiwan e detiene la maggioranza dei seggi dopo il PPD nello Yuan legislativo.

Attualmente è considerato come un partito conservatore, membro dell'Unione Democratica Internazionale (alla quale appartengono partiti come il Partito Repubblicano degli Stati Uniti o il Partito Popolare spagnolo). L'ex-presidente della Repubblica di Taiwan Ma Ying-jeou è stato il settimo membro del KMT a detenere questa carica.

Insieme al PPG e al Nuovo Partito il KMT forma quella che è nota come la coalizione pan-azzurra taiwanese, che sostiene la definitiva riunificazione cinese. Tuttavia, a partire dal 2008, al fine di alleggerire le tensioni con la Repubblica Popolare Cinese, il KMT appoggia la politica dei "tre no" definita da Ma Ying-jeou:

  • no all'unificazione;
  • no all'indipendenza;
  • no all'uso della forza.[3]

Note[modifica | modifica sorgente]

Voci correlate[modifica | modifica sorgente]

Collegamenti esterni[modifica | modifica sorgente]