Filatoi idraulici

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Filatoio idraulico

Il filatoio idraulico era una macchina utilizzata dal Seicento in poi, ed era mossa dalla forza motrice dell’acqua e spinta da una grande ruota. La ruota aveva pale di legno ed era collegata attraverso degli ingranaggi al palo centrale che trasferiva il movimento ai filatoi presenti nei vari piani dell’edificio.


Produzione del filo[modifica | modifica sorgente]

Trattura[modifica | modifica sorgente]

Dopo aver soffocato i bachi mediante la stufatura, i bozzoli venivano immersi in acqua calda. L’acqua veniva riscaldata nelle caldaiole attraverso l’utilizzo del fuoco o del vapore acqueo. All’interno della caldaiola i bozzoli venivano fatti girare con uno scopino fino a quando il capofilo dei bozzoli non si attaccava allo scopino stesso. A questo punto l’operaia utilizzava 2 o 4 fili del bozzolo per formare un filo unico che veniva passato all’altra operaia che poi lo avvolgeva sull’aspo. Sul meccanismo dove c’era appoggiato l’aspo c’era anche la “zettiera” che serviva a distribuire uniformemente il filo sull’aspo per la larghezza della matassa. Si ottenevano così delle matasse da portare al successivo passaggio.

Incannaggio[modifica | modifica sorgente]

Il passaggio di portare il filo delle matasse su un rocchetto si chiamava incannaggio. All’inizio questa operazione veniva fatta in casa e poi successivamente fu trasportata come parte della lavorazione all’interno del filatoio.

Torcitura[modifica | modifica sorgente]

Il compito del filatoio/torcitoio era quello di trasformare il filo di seta in un filo più resistente e regolare che potesse essere utilizzato nelle fasi successive di tintura e filatura. I filatoi utilizzati dal 1600 erano per la maggior parte formati da due strutture cilindriche concentriche che avevano l’altezza di un piano di una casa ed erano posizionati su più piani all’interno di un edificio. La struttura cilindrica esterna era fissa e misurava circa 5-6 metri di diametro. Era formata da dei pali tra i quali erano sistemati i moduli di torcitura che servivano per ottenere la torcitura del filo e consistevano in 6 rocchetti di filo in basso e da un aspo o da una rocchella in alto. Gli aspi (o le rocchelle) erano dotati di un ingranaggio a pioli che ne garantiva il movimento rotatorio grazie a dei pattini inclinati a porzione di cerchio che erano sistemati sulla struttura cilindrica interna la quale girava su se stessa mossa dalla forza idraulica. I rocchetti a loro volta venivano fatti girare dalle cinghie che strisciavano sulla parte esterna dei gambi che sorreggevano i rocchetti stessi. Nel caso di filatoio a più piani la torsione del filo in senso inverso avveniva in un secondo piano. Il prodotto finale che si otteneva dai filatoi erano delle matasse o delle rocchelle che servivano per il passaggio successivo della tessitura o della tintura.

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]

G. Dapor, Accademia Roveretana degli Agiati, "Rovereto Magia della seta", Calliano, Manfrini R. Arti Grafiche Vallagarina, 1988

Collegamenti esterni[modifica | modifica sorgente]