Battaglia di Bezzecca

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Durante la terza guerra d'indipendenza italiana ci fu l'occupazione di truppe di volontari italiani in Trentino[1]: i volontari erano guidati da Giuseppe Garibaldi e l'episodio più importante fu la battaglia di Bezzecca combattuta il 21 luglio 1866.

Svolgimento della battaglia[modifica | modifica sorgente]

BattagliaBezzecca1866Luoghi.png

L'avanzata di Garibaldi[modifica | modifica sorgente]

I garibaldini provenivano dal bresciano e arrivarono al Forte d'Ampola, all'imbocco della val di Ledro, il 18 luglio. Il forte fu distrutto e i garibaldini poterono avanzare, mentre altri scendevano verso Pieve di Ledro passando da passo Nota.

21 luglio 1866[modifica | modifica sorgente]

Le truppe garibaldine avanzarono verso Concei e attaccarono gli austriaci di sorpresa; si combatté a Lenzumo, Enguiso e Locca, ma soprattutto sul colle Santo Stefano fino dentro alla chiesa dove i garibaldini avevano messo due cannoni. In questo combattimento venne ferito a morte il colonnello Chiassi. I garibaldini riuscirono a scappare portando con sé i cannoni e si collocarono nei prati di Bezzecca.

L'intervento di Garibaldi[modifica | modifica sorgente]

Garibaldi, su un carro perché era stato ferito sul monte Suello, parte da Storo e arriva a Bezzecca con il 9°reggimento, per aiutare le truppe che stavano ripiegando verso la chiesetta di santa Lucia.
Sopraggiunse un altro reggimento comandato da suo figlio Menotti e vennero sistemati altri quattro cannoni.
Garibaldi voleva il controllo del paese di Bezzecca e ordinò di far sparare i cannoni: Bezzecca bruciò e gli austriaci furono scacciati.

Il contrattacco delle truppe italiane[modifica | modifica sorgente]

Il paese venne liberato dalle truppe austriache che continuavano a retrocedere fino a Prè e Biacesa dove attraversarono il monte Parì per raggiungere Campi. Qui furono costretti a liberare 1100 prigionieri italiani catturati durante il corso della battaglia. La val di Ledro era in mano ai garibaldini.

Terza guerra d'indipendenza[modifica | modifica sorgente]

La terza guerra d'indipendenza fu combattuta dall'Italia a fianco della Prussia contro l'Austria nel 1866.

Esito della guerra[modifica | modifica sorgente]

Le perdite austriache furono inferiori rispetto a quelle italiane:

  • Austriaci: 6 ufficiali e 19 soldati morti; 7 ufficiali e 75 soldati feriti
  • Italiani (100 morti, 250 feriti e più di 1100 prigionieri)

Luoghi della battaglia[modifica | modifica sorgente]

Memorie di Garibaldi[modifica | modifica sorgente]

Garibaldi scrive, a proposito della battaglia di Bezzecca[2]:

La valle di Conzei, scendendo da tramontana, giunge perpendicolarmente nella valle di Ledro, a Bezzecca.

Il 20, essendo la strada d'Ampola libera dopo a reddizione del forte, la nostra testa di colonna di destra aveva occupato quel villaggio, e nella notte fu mandato un battaglione del quinto reggimento, comandante Martinelli, in ricognizione sulle alture orientali. Cotesto battaglione, non so di chi la colpa, o per caso, trovossi, all'alba, avviluppato da forze nemiche considerevoli, e fu obbligato di ertro cedere con perdite considerevoli. Gli avanzi di detto battaglione, perseguiti dal nemico si ripiegarono sula colonna principale che occupava bezzecca ed i villaggi attigui a tramontana di quello, ed ivi s'impegnò in un serio combattimento.

Il nemico, gonfio dè suoi primi successi, venne avnti con un'intrepidezza alla quale erimo poco assuefatti, e successivamente cacciò da tutta la valle di Conzei i nostri. Invano si era collocato una batteria da otto in avanti di Bezzecca, che lo fulminò per un pezzo. Invano i capi e gli ufficiali nostri, alla testa dei volontari, pagando di persona, si precipitarono alla carica per arrestarlo. Invano! Sino a Bezzecca tutte le posizioni nostre furono guadagniate dal nemico, ed egli non solo occupò quel villaggio, ma si spinse avanti nello stesso, e portò un distaccamento sulla destra nostra, ad ostro della val di Ledro, ad attaccarci di fianco.

Io ero partito all'alba da Storo in carrozza, essendo fresca ancora la mia ferita del 3 giunio, e dalle notizie avvenute non mi aspettavo a trovar la mia gente impegniata in sì fiero combattimento. Avevo però, lasciando Storo, dato ordine di marciare avanti alla mia direzione, per le tre pomeridiane, al settimo reggimento ed al primo bersaglieri.

Giunto nelle vicinanze di Bezzecca, il cannone e le fucilate mi avvisarono della pugnia impegniata. Feci chiamare il generale Haug per averne contezza, e dai raguagli vidi che si trattava di un affare serio.

Ambi convenimmo di far occupare le alture di sinistra coi battaglioni del nono reggimento, che cominciavano ad arrivare. E ben ci valsero, poiché la salvazione prima della giornata furono quelle posizionioccupate dai prodi di quel reggimento, e, lo dico con vero orgoglio, capitanati da mio figlio Menotti.

Nel centro e sulla destra nostra, i volontari venivano indietro, e lo stesso la batteria suddetta, facendo fuoco in ritirata e comportandosi valorosamente.

Un cannone di cotesta batteria ebbe tutti i cavalli morti, e i serventi morti o feriti, meno uno.questo prode, dopo d'aver mandato l'ultimo proietto al nemico, montò a cavallo del suo pezzo, con tanto sangue freddo come se si fosse trovato su d'un campo di manovre.

In quel mentre ilo maggiore Dogliotti mi avviso tenere indietro una batteria fresca. "Avanti!", io gridai; e quella brava gente, in pochi minuti, giungeva al galoppo obliquava a destra, colocava i suoi sei pezzi sopra un terreno gentilmente elevato , e fulminava il nemico con tiri tali, che più sembravano fuoco di moschetteria anziché di cannone, tale era la lor celerità.

De' sei pezzi in ritirata se ne aggiunsero tre alla batteria fresca, ciocché formò un insieme di nuove bocche a fuoco formidabile.

Tutti gli ufficiali del mio quartiere generale, e quanti mi capitavano a portata della voce, ebbero da me incarico di raggranellar gente e spingerla avanti. Canzio, Riccioti, Cariolatti, Damini, Ravini, ed altri, si precipitarono alla testa di un nucleo di valorosi, e, coadiuvati dall'interpedio nono sulla sinistra, fugarono il nemico, già scosso dal fulminar della nostra artiglieria, oltre Bezzecca ed i villaggi attigui.

Il nemico non resse più, e si diede ad una ritirata completa, abbandonando tutte le posizioni acquisite, sino ben in su nella valle di Conzei, e per i monti da levante. Cotesto combattimento 21 luglio, il più serio e micidiale di tutta la campagna, ci costò un bel numero di morti e feriti.

Il nemico pure ebbe tali perdite, che da quel giorno abbandonò ogni idea di difendere il Tirolo italiano, e prese disposizioni di ritirata sul Tirolo tedesco.

Memorie popolari[modifica | modifica sorgente]

Durante il periodo precedente dell'inizio della guerra in Valle di Ledro si notavano divisioni tra la popolazione, sia di tipo economico che socio-culturali, però non così nette come si presentavano a Storo.
Alcuni borghesi come i Cis erano simpatizzanti alle idea di unirsi all'Italia, mentre la maggior parte della popolazione e i contadini erano contrari.
L'arrivo delle truppe Austriache sembrava come un avvento fatalistico, un turbamento che turba il normale andamento della vita nella valle.
I primi scontri arrivano quando le truppe richiedono alloggio nella canonica di Pieve, richiedono animali da macello, limitazione dei transiti e fieno e paglia per gli animali. Il decano protesta subito per il fatto di far alloggiare una parte delle truppe austriache nella chiesetta di S.Giuseppe, il riferimento al decano di Pieve torna opportuno per dimostrare come in Valle di Ledro le le posizioni del clero non si distinguono granché da quelle esaminate nella zona di Storo.
Il titolare del decano di Pieve, Don Nascimbeni, si presenta come "un nuovo Don Abbondio" perché molto pauroso infatti all'allontanamento delle truppe austriache scrive al re, nelle sue parole si nota un aperto sconforto, che è forse da mettere in relazione con il disagio che ha vissuto l'intera popolazione davanti ad un evento non voluto.
"Mi trovo con il cuore cosi stretto da tante disgrazie e da tali miserie, che appena posso impugnare la penna per rivolgermi a Vostra Altezza Revrendissima. La chiesetta di S.Giuseppe qui a Pieve veniva convertita in caserma, poi in magazzino militare. Epperò abbisogna di essere a suo tempo riconcigliata. La Chiesa Epositurale di Locca venne pure convertita in caserma, e dormitorio militare; si ruppe il sepolcro delle Reliquie dell'Altare Maggiore, e si giunse a tale empietà da adoperare il Battistero per vaso da camera(...)".
Ecco dunque l'esempio della capacità di adattamento alla situazione che via via si va imponendo; prima una chiara posizione filo-austriaca; poi una passiva accettazione dei fatti, infine un ritorno alle primitiva posizioni, con un senso d liberazione derivato anchee dalla negativa impressione lasciata dai nuovi venuti.

Quadro della battaglia di Bezzecca[modifica | modifica sorgente]

Questo quadro, dipinto da Bondoni Emilio,conservato nel museo Garibaldino di Bezzecca,raffigura la Battaglia di Bezzecca, e precisamente nella zona di Santa Lucia. Garibaldi, infatti , dopo l'avanzata degli Austriaci verso Bezzecca, ordina al 9°reggimento, comandato dal figlio Menotti, di ritirarsi in località Santa Lucia e lì il 21 luglio 1866 l'esercito Italiano di Garibaldi capisce che il luogo chiave della battaglia è una piccola altura del paese, il Colle Santo Stefano. Decide così di occupare le zone antistanti il centro abitato e di far convergere lì tutto il fuoco:la battaglia è vinta. Noto per essere sempre in groppa al suo cavallo bianco Garibaldi viene raffigurato in carrozza perché inabile a causa di una ferita alla coscia causata dalla sbadataggine di un suo soldato. Sotto al quadro è esposto un plastico con modelli di volontari Garibaldini con divise blu per gli ufficiali a cavallo e rosse per la fanteria,mentre gli Austriaci sono in verde e grigio, per mimetizzarsi meglio. Questo dipinto rappresenta un momento cruciale della battaglia ovvero l'avanzata Garibaldina da Santa Lucia al Colle Santo Stefano.

Note[modifica | modifica sorgente]

  1. CrowdMap
  2. Da "Giuseppe Garibaldi, memorie, Giulio Einaudi Editore 1975"

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]