Arte etrusca

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È detta arte etrusca la produzione artistica del popolo degli etruschi.

Periodi[modifica | modifica sorgente]

Orientalizzante[modifica | modifica sorgente]

Il periodo detto orientalizzante è compreso tra gli ultimi due decenni dell'VIII e i primi del VI secolo a.C. ed è così chiamato per il tipo di cultura che principalmente esprime. La struttura agro-pastorale della civiltà villanoviana si disgregò in seguito ai nuovi scambi commerciali e culturali con civiltà diverse, a partire dai primi incontri con i mercanti eubei giunti in occidente alla ricerca di giacimenti minerari.[3] I nuovi sbocchi commerciali incrementarono le ricchezze delle classi aristocratiche etrusche le quali a loro volta divennero destinatarie di oggetti di lusso importati dal Vicino Oriente e dalla Grecia. Tale crescita economica si verificò nelle zone abitate presso le vie di comunicazione principali tra Etruria e Campania e come conseguenza del possesso della terra, dello sviluppo agricolo e della disponibilità delle zone metallifere. Gli Eubei nello stesso periodo si stabilivano in Asia Minore, le espansioni fenicie e levantine a loro volta contribuivano alla diffusione anche in territorio etrusco di quel linguaggio detto orientalizzante che aveva già allargato il patrimonio figurativo dei greci, introducendo in Etruria meridionale merci di fabbricazione egiziana, siriaca, fenicia e anatolica.

La città etrusca[modifica | modifica sorgente]

Nel formarsi e trasformarsi degli insediamenti proto-urbani etruschi si distinguono le aree di alcune città del Lazio, tra le quali Roma, dove è stata rilevata una sostanziale continuità di insediamento dall'età del bronzo a quella del ferro, e aree quali quelle di Veio, Caere, Tarquinia, Vulci, Vetulonia, che si formarono in seguito all'abbandono di precedenti insediamenti montani. Gli insediamenti del IX secolo a.C. dominavano bacini fluviali o lacustri, erano costituiti da diversi aggregati di capanne separati da ampie zone adibite all'agricoltura ed erano protetti da difese naturali. Al di fuori del perimetro che riuniva tali aggregati si trovavano diversi sepolcreti, pertinenti ciascuno ad un proprio villaggio. La scelta degli stanziamenti doveva dipendere dal controllo delle vie di comunicazione, sia terrestri che marittime. Per la fase successiva, nello svilupparsi dell'urbanizzazione dall'età villanoviana a quella orientalizzante, a spese dei centri minori, tra VIII e VII secolo a.C., non si riscontrano elementi di pianificazione territoriale, ma si verificò una progressiva concentrazione negli abitati principali e l'accoglienza del modello greco della polis, almeno a livello esteriore, a partire dai centri dell'Etruria meridionale, maggiormente a contatto con la civiltà greca. L'abbandono dei piccoli agglomerati comportò l'unificazione dei diversi sepolcreti all'interno di vere e proprie necropoli. Tra VII e VI secolo a.C. si ebbe la conclusione del processo di urbanizzazione delle zone costiere con l'affermarsi definitivo dei grandi centri, come Caere e Vulci; il nuovo assetto determinò da questo momento lo svilupparsi di una realtà sociale differente, non più legata al potere di un uni co sovrano, ma a quello di una ristretta oligarchia. Il mutamento comportò una minore ricchezza dei corredi tombali, conseguenza di un più allargato accesso alle maggiori disponibilità economiche e di un minore accentramento delle stesse.

Tra VII e VI secolo a.C. si ebbe la conclusione del processo di urbanizzazione delle zone costiere con l'affermarsi definitivo dei grandi centri, come Caere e Vulci; il nuovo assetto determinò da questo momento lo svilupparsi di una realtà sociale differente, non più legata al potere di un unico sovrano, ma a quello di una ristretta oligarchia. Il mutamento comportò una minore ricchezza dei corredi tombali, conseguenza di un più allargato accesso alle maggiori disponibilità economiche e di un minore accentramento delle stesse.

Architettura[modifica | modifica sorgente]

I centri abitati erano costituiti da capanne, per lo più ad ambiente unico, a pianta rettangolare o ovoidale, la cui struttura e forma si desume dai fori lasciati dai pali di sostegno. Il legame ideologico tra le sepolture e l'architettura domestica permette di seguire quest'ultima nelle sue principali modificazioni; per il periodo più antico alcune caratteristiche sono deducibili dalle urne cinerarie a forma di capanna. Elementi di tipo apotropaico decoravano il columen e gli spioventi del tetto. Una grande rivoluzione, di matrice greca, dovette verificarsi verso la metà del VII secolo a.C.: l'introduzione delle coperture in terracotta. Plinio narra (XXXV, 152) dell'ingresso in terra etrusca, alLa maggiore conservazione delle tombe etrusche rispetto alle strutture abitative venne garantita dalla loro funzione; destinate ad una durata maggiore, erano costruite in materiali non deperibili, in pietra o scavate nella roccia. I mutamenti nei riti funerari o nella struttura socio-economica della popolazione etrusca comportarono l'elaborazione nel corso dei secoli di differenti strutture sepolcrali.

Una struttura di passaggio dal pozzetto villanoviano, legato al rito dell'incinerazione, alla tomba a camera, destinata principalmente all'inumazione dei corpi, è quella a pozzetto con cinerario, racchiusi entro cerchi in pietra, quali si rinvennero a Vetulonia. Più tardi il cinerario venne sostituito da casse destinate all'inumazione e riunite all'interno di uno stesso circolo in pietra.[67] seguito di Demarato, di una maestranza di origine greca (ma i nomi degli artigiani indicati da Plinio, Diopos, Eucheir ed Eugrammos, sono “parlanti”, ossia sono una traduzione letteraria di una specifica funzione, esattamente come il nome Dedalo) che introduceva nuove tecniche costruttive e in particolar modo la coroplastica, analogamente a quanto affermava essere avvenuto in Grecia, a Corinto e Sicione, per opera di Butades. Il racconto pliniano è in parte confermato dagli scavi di Acquarossa per il livello riferibile alla fine del VII secolo a.C.

I templi[modifica | modifica sorgente]

La tipologia del tempio etrusco nacque all'inizio dell'età arcaica, nel secondo quarto del VI secolo a.C., come spazio adibito alla conservazione della statua di culto e degli arredi sacri; si consolidò in forma canonica alla fine dello stesso secolo. Dalla fine del VII secolo a.C. si datano alcuni edifici che iniziarono a caratterizzarsi come luoghi sacri distinti dal palazzo del sovrano. A differenza dei templi greci ed egizi, che si evolvevano assieme alla società, i templi etruschi rimasero sostanzialmente immutati nel tempo. Essi svilupparono la tipologia abitativa a tre vani, trasformando l'atrio anteriore nel pronao.

Decorazione architettonica[modifica | modifica sorgente]

La decorazione architettonica fittile dei templi etruschi comprendeva lastre di copertura degli assi orizzontali, antefisse e lastre di rivestimento per coprire la struttura lignea portante. Lo spazio frontonale restava cavo, la decorazione era assente o limitata al rivestimento di alcune parti dello stesso (le terminazioni del columen e dei mutuli, ossia della trave principale e dei travi laterali), attraverso lastre talvolta figurate. Gli acroteri potevano essere vere e proprie statue o elementi decorativi come palmette o altre decorazioni vegetali. Il tempio di Talamonaccio vide tra la seconda metà del IV secolo e la seconda metà del primo diverse ristrutturazioni, l'ultima delle quali comportò l'inserimento del fregio frontonale probabilmente per influenza della cultura greca mediata ormai dalla società romana. Lo spazio frontonale venne chiuso da assi in legno alle quali venivano inchiodate lastre con i rilievi aggettanti. Di epoca ellenistica è anche l'introduzione del fregio che decora le pareti della cella.

Architettura funeraria[modifica | modifica sorgente]

La maggiore conservazione delle tombe etrusche rispetto alle strutture abitative venne garantita dalla loro funzione; destinate ad una durata maggiore, erano costruite in materiali non deperibili, in pietra o scavate nella roccia. I mutamenti nei riti funerari o nella struttura socio-economica della popolazione etrusca comportarono l'elaborazione nel corso dei secoli di differenti strutture sepolcrali.

Una struttura di passaggio dal pozzetto villanoviano, legato al rito dell'incinerazione, alla tomba a camera, destinata principalmente all'inumazione dei corpi, è quella a pozzetto con cinerario, racchiusi entro cerchi in pietra, quali si rinvennero a Vetulonia. Più tardi il cinerario venne sostituito da casse destinate all'inumazione e riunite all'interno di uno stesso circolo in pietra. Il concetto già villanoviano della sopravvivenza dopo la morte portò all'elaborazione di un rituale e di un sepolcro che permettesse ai defunti di trascorrere la propria vita ultraterrena entro un ambiente familiare, assieme agli oggetti posseduti in vita. Le necropoli generalmente erano poste al di fuori della cinta muraria delle città, lungo le vie di accesso alla città stessa. Per la resa monumentale del sepolcro in epoca orientalizzante si fece ricorso alla falsa volta (tomba a tholos) o alla tomba a camera con tamburo cilindrico sovrastato dal tumulo di terra. Le tombe si articolavano in diverse camere sepolcrali di dimensioni proporzionali alla ricchezza del defunto o della famiglia committente. Le decorazioni parietali all'interno riprendevano scene di vita quotidiana o scene di prothesis con le onoranze funebri ad essa collegate, oltre alla tradizionale porta degli inferi dipinta sulla parete di fondo.

Pittura[modifica | modifica sorgente]

Gli ambienti sepolcrali non erano gli unici luoghi affrescati in Etruria, ma sono quelli meglio conservati. Dalle prime esperienze del VII secolo a.C. l'uso di dipingere le pareti delle tombe con scene legate agli ideali della vita aristocratica, ai riti funerari e alla vita ultraterrena si diffonde manifestando l'accoglienza della lezione della pittura greca in scene a soggetto sempre più complesso, all'inizio mediate dalla ceramica greca, che fonde temi locali ai modelli greci. La tecnica pittorica maggiormente utilizzata era l'affresco, solo in pochi casi si riscontra l'uso della pittura a secco; uno di questi è la tomba del Barone. Ad una prima fase di grande libertà nella composizione e nella scelta tematica segue un periodo di maggiore contenimento e standardizzazione; i grandi e complessi cicli pittorici si hanno con la metà del IV secolo a.C. e culminano nella tomba François di Vulci che, caratterizzata da una più accentuata volontà celebrativa e più precisi riferimenti alla realtà contemporanea, è tra le tombe dipinte etrusche quella che maggiormente si avvicina ai sepolcri tarquiniesi dove si formò una scuola pittorica particolarmente originale e vivace.

Scultura[modifica | modifica sorgente]

La scultura etrusca, pur essendo fortemente influenzata dalla scultura greca, non seguì un percorso di armonia e perfezione formale. I singoli centri svilupparono gli stimoli che giungevano dall'esterno in modo autonomo dando luogo ad una produzione diseguale ed estranea a coerenti ricerche formali. Influenze ioniche e attiche si evidenziano tra VI e V secolo a.C., mentre la scultura greca di epoca classica è recepita in modo marginale e superficiale. Dalla prima metà del V secolo a.C. le forme si attardano su elementi arcaici, persino più originali che in passato, per un rinvigorirsi delle tradizioni e delle forme locali. Con il IV secolo inizia la produzione dei sarcofagi in pietra che condurrà in età ellenistica alle eccezionali urne rinvenute nell'ipogeo dei Volumni a Perugia.

Oreficeria[modifica | modifica sorgente]

Gli artigiani etruschi furono in grado di praticare le più sofisticate tecniche di lavorazione dei metalli preziosi: repoussé, incisione, filigrana, granulazione. La conoscenza di queste tecniche giungeva loro insieme agli artigiani e agli oggetti di lusso del Vicino Oriente, ma essi seppero perfezionarle padroneggiandole soprattutto nel VII e VI secolo a.C. I gioielli etruschi entravano a far parte dei corredi funerari e in questo modo sono giunti sino a noi. Oggetti di straordinaria ricchezza e fattura sono stati rinvenuti nelle tombe Barberini e Bernardini di Palestrina e nella Regolini-Galassi di Caere. Un oggetto che doveva in particolar modo distinguere lo status del defunto in questi contesti tombali era il pettorale in lamina d'oro. Allo stesso ambito produttivo occorre riferire il vasellame in materiale prezioso, come anche gli oggetti in avorio. Si tratta di oggetti importati o fabbricati sul luogo da artigiani immigrati; uno dei principali luoghi di stanziamento per questo tipo di artigianato estero sembra essere stato Caere e qui come altrove, Vetulonia per esempio, possono essersi formati gli apprendisti etruschi.

Durante il VI secolo a.C. non si registrano innovazioni tecniche rispetto al periodo precedente, ma gli oggetti mostrano una maggiore attenzione agli aspetti coloristici mediante inserzione di pietre colorate. Tipicamente etruschi tra metà del VI secolo a.C. e la metà del V sono gli orecchini a bauletto; la produzione di epoca arcaica si concentra a Vulci ed è caratterizzata da una decorazione più semplice e da tipologie greco-orientali, mentre a Caere resta una produzione di oggetti più complessi e raffinati. Dopo il VI secolo a.C. la filigrana e la granulazione scompaiono, continua ad essere impiegato invece il repoussé. In epoca classica ed ellenistica si diffonde l'uso delle corone con foglie in lamina d'oro e quello delle bulle, decorate a sbalzo. La gioielleria etrusca di epoca ellenistica in particolare sembra derivare il proprio gusto dalle produzioni tarantine; tornano ad essere impiegate la filigrana e la granulazione.